La politica regionale dice no alla chiusura del Centro donna al Binaghi di Cagliari e si unisce in un appello bipartisan per impedirne la soppressione.
“Il Centro donna del Binaghi – ha commentato la deputata Romina Mura (Pd) – deve continuare a esistere e semmai essere rafforzato e valorizzato. Centro che in questi anni ha avuto un ruolo determinante nella prevenzione di tumori e patologie della sfera femminile. Ha cambiato in meglio la vita delle donne della Provincia di Cagliari e non solo. Significati i percorsi di assistenza attivati insieme a una diffusa e preziosa crescita della cultura della prevenzione”.
“Condivido la preoccupazione manifestata dalle organizzazioni sindacali e da donna, ancor prima che da Sindaca e Deputata, mi rivolgo all’ Assessore Arru, al Presidente Pigliaru, ai consiglieri regionali, in particolare a quelli del mio Partito, affinché rimedino a questa incomprensibile sottovalutazione. Il Centro donna – conclude Mura – deve continuare a esistere e semmai essere rafforzato e valorizzato”.
Anche Forza Italia si schiera contro la chiusura. “Non possiamo accettare che venga soppresso il Centro Donna del Binaghi. La nostra battaglia sulla riforma della rete ospedaliera si focalizzerà sullo smantellamento dei servizi sanitari in tutti i territori della Sardegna”. E’ quanto sottolineano Edoardo Tocco (vice presidente della commissione salute) e la vice capogruppo Alessandra Zedda (Forza Italia) che si schierano contro la cancellazione del complesso incastonato nel nosocomio di Monte Urpinu.
“Non è concepibile assistere al taglio di un servizio territoriale di eccellenza – continuano i due esponenti degli azzurri – Il Centro Donna costituisce un punto di riferimento per tutte le donne della Provincia di Cagliari e non solo, dedicato alla prevenzione e alla diagnosi dei tumori e delle patologie dell’universo femminile”.
I due consiglieri forzisti si sarebbero attesi un potenziamento del servizio. “Soprattutto per incrociare le esigenze delle donne che, in questi anni, hanno usufruito dell’attività svolta dalla struttura – concludono Zedda e Tocco – Un servizio che ha contribuito con la sua opera, l’approccio all’utenza ed il lavoro di equipe, al miglioramento della prevenzione nella medicina. Questa riforma varata dalla giunta Pigliaru intende invece cancellare il servizio, con le donne sarde che si troveranno a pagare il tributo più alto, con una logica irrazionale delle sforbiciate”.