Non solo sotto pini, lecci, quercia da sughero o cisto. Il tartufo cresce perfino sotto il corbezzolo.
Il Marzuolo o Bianchetto, che matura a marzo, vive in simbiosi con questa pianta della macchia mediterranea sarda che dà frutti dolcissimi, ricchi di proprietà, mentre dal nettare dei suoi fiori si ricava il prezioso miele amaro. Il corbezzolo riserva quest’altra sorpresa: ospita nelle sue radici questo pregiatissimo fungo ipogeo. E’ una delle curiosità svelate da Enrico Lancellotti, presidente dell’Associazione Tartufai della Sardegna. La ricerca condotta dalle Università di Sassari e Bologna – dello staff fa parte anche Lancellotti – è stata pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Mycorrhiza.
“Una scoperta importante e carica di potenziale – sottolinea Lancellotti – Un solo esempio: un chilo di Bianchetto al dettaglio può arrivare a 500 euro”. Con i suoi 35 soci l’associazione punta a diffondere la cultura del tartufo nell’Isola, creare una mappatura e chiedere una legge regionale per la sua raccolta, tuttora mancante, unica regione in Italia. “No alla zappa, a tartufi si va solo coi cani – spiega l’esperto – la raccolta con gli arnesi, infatti, compromette la produzione della tartufaia. Inoltre, non essendo selezionato dal fiuto dei cani, il tartufo viene colto immaturo e arriva sul mercato privo di quel particolare aroma che lo rende pregiato e ricercato”.
La conseguenza è il deprezzamento del tartufo sardo, considerato, a torto, di scarso pregio. Nell’Isola solo un’azienda è attiva nel settore, la Sapori di Sardegna di Laconi. Tra le quattro specie presenti, oltre al Bianchetto, c’è anche il tartufo nero pregiato che conserva caratteristiche genetiche molto antiche. Ancora, il Nero invernale e il principe, il Nero estivo o Scorzone, che cresce tra maggio e luglio. In Sardegna i tartufi si trovano oltre che nei terreni calcarei, aree tipiche di crescita, perfino nei terreni granitici della Gallura dove è molto diffuso il Marzuolo. “Da parte della Federazione italiana cuochi – annuncia Lancellotti – c’è l’impegno a valorizzare sempre più il tartufo sardo quale nuova risorsa agroalimentare”.