“Notre Dame De Paris con vista tubi, reti e transenne. Voi sì che riuscite a farci sentire handicappati!”. Si sfoga così Luciana, madre di due figlie in sedia a rotelle, che qualche giorno fa voleva concedersi alcune ore di svago assistendo alla famosa opera musicale firmata da Riccardo Cocciante all’Arena Grandi Eventi Sant’Elia di Cagliari.
Tubi e transenne posizionati ad altezza occhi: impossibile godere appieno dello spettacolo da seduti.
Cittadini di serie B. “È uno schifo totale” taglia corto Luciana. “Faccio di tutto per cercare di agevolare in ogni modo le mie figlie, ma giornate come questa ci ricordano quanto i disabili siano cittadini di serie B”.
“Anche allo stadio di Cagliari – racconta – abbiamo strappato promesse, ma ancora nessuna azione concreta. Siamo al ridicolo: dalla postazione del Sant’Elia riservata ai disabili, durante la nostra partecipazione a una partita, si poteva vedere soltanto un quarto del campo”. Luciana ora si augura qualche novità positiva con la costruzione del nuovo stadio. “Basterebbe un’area rialzata, non chiediamo molto. Invece in qualsiasi evento ci buttano dentro un recinto, come se fossimo un gregge, lontani dal palco. Risultato? Concerto rovinato”.
Non è la prima volta che le barriere architettoniche impediscono alle figlie di Luciana la partecipazione a manifestazioni di questo genere. “Cagliari in molti e numerosi casi non tiene nella giusta considerazione i bisogni dei disabili e le barriere architettoniche da demolire sono tante. Spesso anche gli accessi riservati sono occupati da automobili o altri mezzi e in molti edifici mancano le rampe”.
Occorre quindi ripensare a un modello di città vivibile, accessibile e senza barriere architettoniche, con un piano urbanistico che agevoli anche i disabili. “A parole e nella teoria più spicciola le leggi ci sono – conclude amareggiata Luciana – ma nella pratica si assiste al più becero lassismo dei diritti di base”.