935 migrants disembarked from Vos Prudence's ship of Medecins Sans Fronti??res (MSF) at Salerno's Harbour, 14 July 2017.ANSA/CESARE ABBATE

Medici senza frontiere sospende le attività di ricerca e soccorso dei migranti davanti alla Libia, Save the Children annuncia che potrebbe fare lo stesso in caso dovessero peggiorare le condizioni di sicurezza e vi fossero restrizioni all’assistenza umanitaria e Sos Mediterrenee definisce “pericolose” le uscite sui media delle autorità libiche. A mettere in crisi il lavoro delle Ong nel Mediterraneo non sembra essere il Codice di condotta del Viminale ma l’atteggiamento sempre più ostruzionistico nei loro confronti da parte della Marina e della Guardia costiera libica. La decisione di Msf è “temporanea”: al momento, dunque, non ripartirà da Catania, dove si trova in queste ore, nave Vos Prudence, mentre l’equipe medica di Msf “continuerà a fornire supporto” a bordo dell’Aquarius, la nave di Sos Mediterranee che attualmente naviga in acque internazionali davanti a Tripoli. Quanto a Save The Children, nave Vos Hestia è ferma davanti a Lampedusa a causa delle condizioni del mare e l’equipaggio è in “stretto contatto” con la Guardia costiera italiana per valutare la situazione e decidere se sospendere o meno l’attività. A preoccupare Msf, così come le altre Ong, è soprattutto la la situazione della sicurezza nelle acque davanti a Sabratha, Zuwara, Zawiyah, come dimostrano i colpi d’avvertimento sparati qualche giorno fa da una motovedetta della Guardia Costiera libica verso una nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms e le minacce rivolte nei confronti dell’equipaggio via radio: “se ritornerete vi considereremo un obiettivo”. “Subito dopo l’annuncio della Marina Libica di istituire una zona Sar – spiega Msf – il Centro di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) di Roma, ci ha allertato di un rischio sicurezza legato alle minacce pubbliche dalla Guardia Costiera libica”. Inoltre, gli “ostacoli” che le autorità di Tripoli stanno ponendo con la decisione di istituire una zona Sar che va ben oltre le acque territoriali (97 miglia), interdetta a tutte le navi delle organizzazioni non governative, crea un ulteriore problema all’attività di soccorso. Si tratta, dice Msf, di una serie di “restrizioni all’assistenza umanitaria” che, inevitabilmente, “creeranno un gap legale nel Mediterraneo”. Per ora si tratta di parole dette ai media. Ma se queste dichiarazioni verranno confermate e gli ordini attuati, sottolinea il presidente di Msf, Loris Filippi, “vediamo due gravi conseguenze: ci saranno più morti in mare e più persone intrappolate in Libia. Se le navi delle Ong vengono spinte fuori dal Mediterraneo, ci saranno meno navi a soccorrere le persone prima che anneghino. E chi non annegherà verrà intercettato e riportato in Libia, che sappiamo essere un luogo di assenza di legalità, detenzione arbitraria e violenza estrema”. Una situazione di cui però la Libia non è l’unica responsabile. “Ci troviamo di fronte ad un altro preoccupante tassello di un ambiente sempre più ostile per le operazioni salvavita di soccorso – attacca Filippi – Gli stati europei e le autorità libiche stanno attuando congiuntamente un blocco alla possibilità delle persone di cercare sicurezza. È un attacco inaccettabile alla vita e alla dignità delle persone”. Sulle stesse posizioni anche il direttore delle operazioni Brice de la Vingne secondo il quale Europa e Italia devono “smettere di attuare strategie letali di contenimento”. Chi è soddisfatto della decisione di Msf è invece Matteo Salvini. “Msf sospende le sue attività di recupero nel Mediterraneo? Bene – scrive su Fb – Un aiuto in meno agli scafisti, migliaia di clandestini in meno da mantenere per anni a spese degli italiani”.