E’ stato identificato il conducente dell’auto che si è schiantata contro la folla a Charlottesville, in Virginia, durante la manifestazione dei suprematisti bianchi. Si tratta di James Alex Fields. Lo riportano i media americani. Fields ha 20 anni ed è di Maumee, in Ohio.
L’Fbi apre un’indagine su possibili violazioni dei diritti civili per l’incidente che si è verificato a Charlottesville. Lo comunica l’Fbi.
Altre tre persone sono state arrestate in relazione agli scontri di Charlottesville, in Virginia, tra suprematisti bianchi e attivisti antirazzisti. La polizia dello stato ha annunciato di aver fermato Troy Dunigan, 21enne di Chattanooga (Tennessee) con l’accusa di turbativa della quiete pubblica, Jacob L. Smith, 21enne di Louisa (Virginia) per violenza e percosse e James M. O’Brien, 44enne di Gainesville (Florida) per avere con sé una pistola nascosta.
Tre morti e almeno 35 feriti. E’ il bilancio del sabato di sangue a Charlottesville, in Virginia, teatro della maggiore manifestazione di suprematisti bianchi negli Stati Uniti da decenni. Un’auto si è scagliata contro il corteo antirazzista, che si era formato per manifestare contro i suprematisti, e ha ucciso una donna che attraversava la strada. Il conducente dell’auto, una Dodge Challeneger grigia, è sotto custodia della polizia, che tratta l’incidente come omicidio. Le altre vittime, invece, sono state causate dalla caduta di un elicottero della polizia che perlustrava l’area degli scontri. Il presidente Donald Trump ha condannato gli scontri e gli incidenti, ma è stato travolto dalle critiche per non aver usato parole più dure. L’inquilino della Casa bianca ha infatti condannato la violenza arrivata da “più parti” senza fare diretto riferimento al razzismo e all’estrema destra, che non gli ha fatto mancare il pèroprio sostegno durante la campagna elettorale. Fra slogan nazisti, grida “Heil Hitler” e cantando gli “ebrei non ci rimpiazzeranno”, i suprematisti bianchi hanno invaso la piccola e tranquilla cittadina della Virginia da venerdì sera. La tensione è salita nella mattinata, con gli scontri cominciati ancora prima che la manifestazione prendesse il via. Nel giro di un’ora la situazione è precipitata, con il governatore Terry McAuliffe costretto a dichiarare lo stato di emergenza e mettere in allerta la Guardia Nazionale. La polizia in assetto da guerriglia è intervenuta, dichiarando fuori legge la manifestazione e ordinando a chi era in piazza di disperdersi. La tensione però non si è allentata: un’auto è finita contro la folla causando un morto e 19 feriti. Il conducente è stato fermato dalla polizia che, secondo indiscrezioni, ritiene l’incidente “intenzionale”, così come riferiscono alcuni testimoni e come si evince da numerosi video choc pubblicati sui social network. Il mondo politico americano si è affrettato a condannare gli incidenti. Lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, ha definito “ripugnante” lo “spettacolo di Charlottesville”. Dalla Casa Bianca la prima a commentare è stata la First Lady, Melania Trump, condannando la violenza che “non porta nulla di buono”. Il commento di Trump si è fatto attendere fra le polemiche: nonostante il presidente sia un avido consumatore di informazione televisiva, la sua condanna secca è arrivata dopo ore, affidata a un tweet. “Non c’è posto per questo tipo di violenza in America”, dice il presidente. Ma la polemica sui tempi di reazione troppo lenti non si placa, soprattutto alla luce dell’appoggio degli estremisti di destra a Trump durante la campagna elettorale e la presenza nell’amministrazione del controverso stratega Steve Bannon. Le critiche sono poi aumentate quando Trump si è presentato davanti alle telecamere: “Condanniamo nei termini più duri l’intolleranza e la violenza arrivata da più parti”, ha detto il presidente, senza criticare direttamente i suprematisti bianchi. A puntare il dito contro Trump anche l’ex leader del Ku Klux Klan, David Duke: “Guardati allo specchio e ricordati che sono stati i bianchi americani a regalarti la presidenza”, afferma riferendosi all’invito del presidente a unirsi e opporsi all’odio. Gli incidenti a Charlottesville sono gli ultimi di una lunga serie negli Stati Uniti legati alla rimozione di statue e simboli legati alla Guerra di Secessione.