Un funzionario del governo venezuelano ha reso noto oggi che c’è stato un “attacco terroristico” a una base militare nel Paese. Sono stati eseguiti numerosi arresti.

“All’alba terroristi sono entrati nel Forte Paramacay, a Valencia. Diversi terroristi sono stati arrestati”, ha sottolineato via twitter il numero due del ‘chavismo’, Diosdado Cabello, precisando così che l’attacco “contro le forze armate bolivariane’ è avvenuto nella capitale dello stato di Carabobo. Media dell’opposizione riferiscono che il gruppo di militari guidato dal capitano Juan Caguaripano ha chiamato alla rivolta contro il governo, precisando che l’azione non è un colpo di stato ma punta a ristabilire l’ordine costituzionale.

Il leader dell’opposizione venezuelana, Leopoldo Lopez, è tornato agli arresti domiciliari dopo esser stato riportato in prigione una settimana fa. A darne notizia è la moglie di Lopez, Lilian Tintori, che in un messaggio su Twitter ha scritto che lei e suo marito si batteranno per “la pace e la libertà in Venezuela”.

Governo, repressa rivolta soldati – Le autorità venezuelane hanno riferito di aver represso una rivolta compiuta da alcuni soldati nella base militare Forte Paramacay. Sette militari sono stati arrestati. L’azione, era stato comunicato in precedenza, è fallita e “diversi terroristi” che hanno partecipato sono stati “arrestati”.

Leader opposizione ai domiciliari – Lopez era stato rilasciato dalla prigione l’8 luglio scorso e messo ai domiciliari dopo aver scontato 3 dei 13 anni di prigione ai quali è stato condannato per aver incitato violenza durante alcune manifestazioni dell’opposizione. Martedì scorso, nel cuore della notte, era stato trasferito di nuovo in prigione, insieme con l’ex sindaco di Caracas Antonio Ledezma, in quello che in molti definirono come l’ennesimo attacco all’opposizione in vista dell’elezione della Costituente.

“#Venezuela Immagine della procuratrice Luisa Ortega Diaz destituita che fugge in moto impone una risposta diplomatica europea contro la deriva autoritaria”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Procuratrice cacciata, ‘è golpe’. Caracas espulsa da Mercosur

(di Martino Rigacci)

Nicolas Maduro come un rullo compressore, sempre all’attacco, anche nei confronti del Vaticano. A Caracas, l’assemblea costituente all’unanimità ha dato via libera alla rimozione della procuratrice generale, Luisa Ortega Diaz, misura che isola ancora di più il Venezuela, espulso oggi dal Mercosur. In serata, qualche ora dopo la cacciata di Caracas da parte dell’organismo sudamericano, Maduro ha in’intervista ad una radio argentina parlato tra l’altro del Vaticano e dei tentativi di mediazione della crisi venezuelana. “Una cosa è il percorso del Papa come difensore dei popoli cristiani con la sua umiltà, un’altra, molto diversa, è la struttura, ha sottolineato, della segreteria di stato vaticana, della burocrazia”. “Sfortunatamente Monsignor Parolin è caduto nelle mani dei settori più estremisti del vertice della Chiesa cattolica venezuelana”, ha aggiunto Maduro. Poco prima, anche Washington si è riferita a quanto avviene in questi giorni nel paese, escludendo l’ipotesi di un intervento militare: un’opzione “improbabile”, ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale, H.R. McMaster, che ha lanciato un appello ai venezuelani a “salvare il paese da una dittatura autoritaria”.

A Caracas si sapeva che la procuratrice era da tempo nel mirino del ‘chavismo’ e che quindi sarebbe stato il primo obiettivo di Maduro sulla scia dell’insediamento della Costituente tutta ‘bolivariana’, che ha messo fuori gioco il parlamento controllato dall’opposizione. Fin dal mattino presto decine di uomini della ‘guardia nazionale bolivariana’, guidati da un colonnello, hanno circondato la sede della procura generale isolando l’area. Poco dopo, mentre cercava di avvicinarsi ai suoi uffici e prima di denunciare “l’assedio” della sede, la procuratrice è stata aggredita dagli uomini della polizia ‘chavista’.

“Sono stata spintonata, mi hanno attaccato con gli scudi per impedire” di entrare nella sede della procura. “Vogliono nascondere le prove su Odebrecht e sulla corruzione nel paese”, ha detto riferendosi allo scandalo delle tangenti che ha al centro il gruppo brasiliano, prima di lasciare la sede della procura in moto, tra due uomini della sua sicurezza. “Non ho paura per me, ma per il mio paese”, ha contrattaccato Ortega Diaz, che probabilmente sarà processata. Per ora, non può lasciare il paese e i suoi conti sono bloccati. Poco dopo ha fatto sapere di respingere la decisione della Costituente, sottolineando che “nel paese è in pieno corso un golpe contro la Costituzione, combatterò fino all’ultimo respiro”. Incurante, la nuova assemblea è andata avanti sulla sua strada: scalzata Ortega Diaz, ha infatti velocemente designato “in modo provvisorio” il suo successore, e cioè l’Ombudsman (difensore dei diritti civili), Tarek William Saab. Proprio sulla base degli ultime decisioni di Maduro – ma non solo – il Mercosur, in una riunione a San Paolo, ha intanto “sospeso in modo indefinito” il Venezuela per il mancato rispetto della ‘clausola democratica’. Quella dei ministri degli esteri di Brasile, Argentina e Paraguay è politicamente una espulsione. Nel suo fermo ‘no’ a Maduro, il gruppo si spinge a chiedere “l’avvio di un processo di transizione politica”, oltre che un ritorno della democrazia. Per Maduro, la decisione è frutto “dell’oligarchia golpista del Brasile e di quella miserabile dell’Argentina. Non ci cacceranno mai, ha sottolineato, dal Mercosur”.