Nei 15 Comuni sopra i cinquemila abitanti dove a giugno si è votato per la prima volta con il meccanismo della doppia preferenza di genere, le consigliere elette sono state il 42,58%. “Un risultato al di là di ogni previsione”, secondo la rete Heminas che oggi a Cagliari ha presentato uno studio sulle amministrative curato da Luisa Marilotti e Franca Mandis.
“Un segnale chiaro dell’orientamento dell’elettorato sardo a favore di una più chiara rappresentanza femminile nelle amministrazioni locali, e quindi dell’esigenza non più rinviabile di introdurre la doppia preferenza anche nella legge elettorale sarda”, hanno precisato le autrici del dossier.
Nei 15 Comuni la percentuale di donne candidate è stata del 44,04%, a fronte del 42,58% di elette, mentre negli altri 46 Comuni, dove si è votato senza questo meccanismo, le percentuale delle candidate è stata del 36,24% e la percentuale delle elette si è “fermata” al 33,60%.
“Si può ipotizzare – sostengono Marilotti e Mandas – che quando le donne vengono candidate, hanno le stesse probabilità dei maschi di essere elette”. Resta prerogativa maschile la carica di sindaco: nei Comuni con oltre cinquemila abitanti è stata eletta solo una sindaca su 15 eletti (Carla Medau a Pula), il 6,67%. Ciò significa che “più importante è l’incarico, più prestigioso e meglio remunerato, minore è la percentuale di donne che lo ricoprono”. Le cose vanno meglio se si parla di carica di vicesindaco: una vice su tre sulle amministrazioni maggiori, una su quattro nei piccoli centri.