“E’ successo tutto all’improvviso. In un attimo le fiamme sono arrivate nel mio terreno dove c’erano le pecore che stavo terminando di mungere”. Fabrizio Argiolas non ci ha pensato due volte, e nonostante le fiamme fossero minacciose, è corso verso il suo gregge per portarlo in salvo nella stalla.

Un’azione temeraria che esprime tutta la passione e il legame simbiotico tra pastore e pecora. Fabrizio, infatti, pur riuscendo a strappare le pecore al fuoco si è esposto troppo alle fiamme che lo hanno raggiungo al braccio e poi al resto del corpo. A salvarlo sono state le guardie forestali di Siniscola che hanno chiamato l’ambulanza.

Portato all’ospedale San Francesco di Nuoro è stato poi trasferito a Sassari al reparto grandi ustionati, dove gli sono state riscontrate ustioni nel 30 per cento del corpo.

L’incendio che ha colpito Fabrizio (scoppiato il 24 luglio ha mandato in fumo circa 200 ettari nelle campagne di Torpè) è uno dei 2150 che stanno bruciano la Sardegna in questa estate rovente. Incendi che causano danni incalcolabili all’ambiente e alle aziende agicole ma che mettono a rischio persino la vita di chi la campagna la vive.

Un altro allevatore ieri è finito all’ospedale, Francesco Pinna di Gonnosfanadiga. Rimasto ustionato anche lui mentre portava in salvo i suoi animali.

La piaga degli incendi anche quest’anno sta mandando in fumo migliaia di ettari di bosco e pascoli. 11 mila tra giungo e luglio. Una emergenza che non solo distrugge le aziende agricole e uccide gli animali ma che mette a repentaglio la vita stessa degli imprenditori agricoli: “che non esitano a mettere in gioco la propria vita – sostiene il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu che nei giorni scorsi è andato a fare visita a Fabrizio Argiolas all’ospedale di Sassari – pur di salvare i propri animali perché vivono il loro mestiere non come un semplice lavoro ma come un modo di essere. Fabrizio, nonostante la giovanissima età è uno di questi”.