Il padre e il fratello di Adele de Vincenzi, la ragazza di 16 anni morta per ecstasy a Genova venerdì notte, con un breve comunicato all’ANSA chiedono “rispetto per il proprio dolore e la propria privacy. La notizia è stata data – concludono Paolo e Edoardo De Vincenzi -. Ora chiediamo il silenzio”.
Una serata per provare un brivido. L’euforia che ti fa staccare dalla realtà che, a volte, può essere dolorosa. Adele De Vincenzi, studentessa di Chiavari di 16 anni, è morta per una dose di Mdma, potente metanfetamina usata per confezionare le pasticche di ecstasy che può essere ingerito in polvere mescolata all’acqua. Droga che ha consumato insieme al fidanzato e a una coppia di amici in una stanza in affitto nel quartiere San Martino di Genova, zona universitaria della città. Il fidanzato, Sergio Bernardin, 21 anni, e l’amico Gabriele Rigotti, 19 anni, sono finiti in manette con l’accusa di spaccio aggravato e morte come conseguenza di altro reato. Gli agenti della squadra mobile, diretti dal primo dirigente Marco Calì, nel giro di poche ore sono riusciti anche a individuare il pusher che aveva venduto la metanfetamina: si tratta di un ragazzo di 17 anni, residente a Busalla. Per lui è scattata una denuncia, vista la minore età. Tutto succede nella tarda serata di venerdì. I quattro si vedono nella stanza di Rigotti: prendono la sostanza e decidono di proseguire la notte nel centro storico. Si avviano a piedi ma in via San Vincenzo, vicino alla stazione Brignole, Adele collassa. Sviene per strada e gli amici chiamano il 118. Le condizioni non sembrano subito critiche ma in pochi minuti la ragazza entra in coma profondo. I medici dell’ospedale Galliera tentano di salvarla per circa un’ora.
Alla fine il cuore di Adele cede e la giovanissima muore. “E’ arrivata che era in coma profondo”, dice Paolo Cremonesi, direttore del Pronto soccorso dell’ospedale Galliera. Il medico lancia un appello: Bisogna far capire ai giovani che non esistono droghe leggere o pesanti” Non era la prima volta che il gruppetto abusava di Mdma. “Lo facevamo ogni tanto per sballarci nel fine settimana, ma non eravamo mai stati male”. Ma i quattro non erano degli sbandati. “Bravi ragazzi – dicono gli inquirenti – figli di gente per bene. Che però sono caduti nella ormai sempre più frequente cattiva abitudine di sballarsi nel fine settimana”. Adele aveva perso la mamma un anno fa. E forse quel dolore, come traspare dalla sua pagina Facebook, l’ha portata a cercare il “brivido” di una droga. Il padre della ragazza quando ha saputo della morte della figlia ha gridato “Non è possibile” e ha avuto un malore. Poi si è chiuso nella sua casa di Chiavari. Due mesi fa una ragazza di 17 anni era morta in seguito a un mix di alcol e droghe consumate con una amica in un appartamento di Borgoratti. Anche la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni è intervenuta sulla vicenda lanciando una proposta: “Chi spaccia droga, soprattutto se a dei minorenni, dovrebbe essere perseguito per il reato di tentato omicidio”. Adesso le indagini, coordinate dal pm Michele Stagno e dalla collega del tribunale dei minori Maura Macciò, proseguono per risalire la catena dei fornitori di droga della movida genovese.