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Correva l’anno 2007, quando Beppe Grillo dava impulso alla grande rivoluzione del V-Day. Parliamo di un decennio fa, ancora prima della nascita del Movimento. Si sollevava l’attenzione dell’opinione pubblica su argomenti tabù: la moralizzazione della politica e la denuncia del vergognoso sistema di privilegi messo in piedi dalla “casta”.

Una strada lunga, quella della nostra battaglia anti-privilegi, che ha nel vitalizio la punta dell’iceberg ed è a oggi l’esempio più odioso della disparità di trattamento tra parlamentari e cittadini. Una disparità che urla vendetta, ancora più con la vera macelleria sociale sulle pensioni (non quella paventata da qualcuno a danno dei parlamentari) prodotta dalla legge Fornero. Dopo anni di battaglie, nel corso delle quali siamo stati accusati di populismo, di volere parlare alla pancia del Paese, di ipocrita pauperismo, di essere l’anti-politica, il Pd ha ceduto. È stata approvata alla Camera la proposta di legge “ammazza” vitalizi, e non possiamo che essere entusiasti. Adesso c’ è da augurarsi che al Senato non ci siano amare sorprese.

È doveroso lasciarci alla spalle lo scandalo di assegni indecorosi regalati per un solo giorno in aula, reversibilità sproporzionate a orfani e vedove che lo ereditano anche se già dotati di un reddito, alle Miss vitalizio alla sarda come Claudia Lombardo, che all’età di 40 anni si ritira a fare la pensionata d’oro in piena età lavorativa, al caso, non unico, del sindaco Nizzi che percepisce vitalizio da consigliere, corrispettivo da sindaco e se non si fosse approvata la legge, a breve anche quella da ex deputato.

Il rammarico e lo sdegno è che questa norma poteva essere approvata molto prima. Non è stato così per la ferma opposizione del PD che ha deciso prima di affossare l’ottima proposta della nostra senatrice Lombardi e seppellito la legge Richetti. Adesso verrebbe da dire meglio tardi che mai, anche se parliamo di una spesa, quella per gli ex-parlamentari, un popolo di 2.600 persone, di circa 215 milioni annui, mica uno scherzo, soldi nostri che potevano essere investiti in ben altri modi.

È fuori dubbio che senza l’ingresso del Movimento Cinque Stelle in Parlamento e senza la sua azione costante in questa direzione, il PD non avrebbe mai ceduto il privilegio. Lo ha fatto perché, spalle al muro, a scadenza legislatura cresce la sensibilità ai sondaggi e per qualche punto in più si abbracciano anche battaglie definite straccione e demagogiche sino al giorno prima. Adesso attendiamo che dal Senato sia dato il via a un primo criterio di parità sociale tra “onorevoli” e cittadini. Un dovere verso tutti gli italiani.