La proposta per cancellare i vitalizi per tutti i parlamentari, ex deputati e senatori compresi, oggi approda in Aula alla Camera e già domani potrebbe incassare il primo ok del Parlamento, per poi passare al Senato. Il disegno di legge porta la firma del deputato Pd Matteo Richetti ed è sulla carta sostenuto da un ampio spettro di forze politiche, M5S in testa. Ma quasi altrettanto trasversali sono i malumori: c’è infatti chi, anche nel Pd (che questa mattina terrà la consueta assemblea del gruppo) non condivide la nuova stretta ma appare difficile che qualcuno decida di difendere quello che viene considerato un privilegio.
E proprio per vigilare sull’andamento dei lavori e non lasciare che i Democratici possano intestarsi totalmente questa battaglia Beppe Grillo assisterà ai lavori parlamentari dalla tribuna. “Sarò alla Camera – twitta a metà giornata- per seguire i lavori dell’Aula sui vitalizi. #BastaPrivilegi per gli onorevoli: una volta per tutte”. Un “inedito – osserva il deputato Pd Emanuele Fiano – Grillo sarà in tribuna per sostenere una legge del Pd”. A dire il vero, già qualche anno fa, tra il 2011 e il 2012, Camera e Senato avevano deciso di trasformare il regime previdenziale dei parlamentari applicando il sistema contributivo ed equiparandolo così a quello dei dipendenti pubblici. Il meccanismo scelto allora però salvaguardava il pregresso e quindi gli assegni anche degli ex parlamentari e di chi è parlamentare da più Legislature, per i quali ora invece scatta la tagliola. “Si tratta di un privilegio inaccettabile – osserva Richetti – che va superato”. E alle minacce di chi, come appunto deputati e senatori eletti nelle passate Legislature, profila ricorsi i Dem fanno spallucce: “li mettiamo nel conto ma questo rischio non può togliere il coraggio di rimediare a quella che è palesemente un’ingiustizia. Così come non serve spaventare le persone, lasciando immaginare che questa riforma possa comportare in futuro la revisione delle regole previdenziali generali: questa legge non c’entra niente e non è assimilabile”.
Oggi dunque il testo sarà alla prova dell’Aula, dove sarà in parte però modificato. Per superare i dubbi espressi dalla commissione Bilancio (ma anche dalla Ragioneria e dal governo) che avevano bloccato ancora una volta l’iter e fatto insorgere i pentastellati: alcuni emendamenti, che dovrebbero essere approvati, faranno tornare in Capo alle Camere il diritto di erogare gli assegni, così come è possibile che sia rivisto il capitolo sulle Regioni e quello che riguarda la reversibilità.