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Da due anni a Cagliari e da cinque mesi sotto scorta, ma senza timori. La Prefetta Giuliana Perrotta a novembre 2015 è stata oggetto di una intimidazione: qualcuno ha lasciato sulla porta degli uffici della Prefettura una lettera di minacce legata alle scelte assunte nel campo dell'accoglienza dei migranti, con particolare riferimento all'apertura nell'ex scuola di polizia penitenziaria di Monastir di un centro riservato agli extracomunitari – quasi tutti algerini – che sbarcano direttamente sulle coste del sud Sardegna.
   
Pochi i commenti della Prefetta all'indomani del fatto. Ma ora, a mente fredda, la giornalista Susy Ronchi ha raccolto le sue considerazioni in una intervista per la rubrica "I ritratti di Sardegna Soprattutto" pubblicata sull'omonima testata online.
   
Traspare l'assoluta assenza di paura per la sua persona, mentre le preoccupazioni sono per gli agenti della scorta. "Spero che presto venga riconsiderata la mia posizione – spiega Giuliana Perrotta nel colloquio con Susy Ronchi – Per non mettere in difficoltà chi mi protegge, cerco di essere molto diligente. E ovviamente ciò rappresenta un limite nei miei movimenti". Nella lunga intervista la Prefetta parla poi del suo ruolo di donna delle istituzioni e del suo rapporto con la Sardegna. "Il bilancio per ora è positivo, il prefetto è una figura generalista, per questo deve interloquire con tutti, capita davanti a situazioni che sembrano irrisolvibili che si dica: allora andiamo dal prefetto. Il mio modo di interpretare questa delicata funzione mi porta tra la gente, a conoscere i singoli territori, a confrontarmi direttamente con i lavoratori; per me il ruolo del prefetto è quello di essere un cittadino tra tutti gli altri, per questo ho sempre preso la residenza nei luoghi di lavoro, pur sapendo di non poter essere stanziale".