Se potessero tornare indietro, qualche scelta diversa la farebbero. Undici anni fa, quando hanno deciso di lasciare il loro paese e trasferirsi nella grande città ("ovvero quando eravamo piu' giovani e tutto sembrava più facile", puntualizzano ironici), sembrava che la fortuna fosse a portata di mano. Ma poi e' arrivata ("inaspettata") la crisi e la parola d'ordine e' diventata precarietà. Non solo lavorativa, ma anche – in questo caso – familiare, anche se per fortuna non affettiva. Nessuna sorpresa, dunque, oggi quando sono usciti i dati Istat che confermano il record negativo delle nascite in Italia. Numeri che non stupiscono ne' Sandra, 35 anni, ne' Filippo, 36. Si sono conosciuti giovanissimi e nel 2005 hanno deciso di lasciare le famiglie d'origine, nel profondo Nord, per inseguire i loro sogni professionali nella Capitale. Da quattro anni sono sposati e al momento non hanno ancora avuto figli. "Se per tanto tempo amici e parenti ci hanno chiesto 'quando vi sposate?' – racconta Sandra – ora la domanda di rito e' 'quando lo fate un figlio?'". Richiesta lecita, precisa la giovane. "Una domanda che ci facciamo anche noi". Peccato che poi bisogna fare i conti con bollette e affitto. E due lavori che "definire precari e' poco". Quello che serve ad allargare la famiglia, aggiunge Filippo, e' il coraggio: "Dovremmo fare un salto nel buio". Filippo e' un libero professionista, Sandra lavora nel campo della comunicazione. Nessuno dei due ha un contratto "stabile". "Nel mio caso – dice Sandra – non e' tanto la paura di non ritrovare il lavoro al rientro dal periodo di maternità, quanto la paura di non riuscire a gestire la cura del bimbo poi. I servizi, come nidi e simili, in città come grandi come Roma non mancano, ma calcolatrice alla mano non sempre possono essere accessibili. L'unico welfare certo in Italia e' la famiglia, cioè i nonni. Nel nostro caso i nonni abitano lontano. Un ostacolo in più". Anche a fronte degli aiuti messi in campo dalla politica nel corso degli anni, dal bonus bebè ai sussidi, "e' proprio l'intero sistema che non funziona", sostiene Filippo. "La nostra generazione non ha grandi pretese – aggiunge – vorremmo solo poter godere degli stessi diritti dei nostri genitori. Ma alle volte sembra che chi decide non se ne accorga". A Roma Filippo e Sandra si trovano bene. "Certo gli affitti sono molto più cari che in provincia – osservano – e per far quadrare i conti a fine mese dobbiamo stare attenti alle spese". Grandi viaggi, automobile o casa di proprietà non sono "tra le nostre priorità, anzi. I mezzi pubblici per spostarsi vanno benissimo. Il desiderio di allargare la famiglia, al momento, viene prima. Le lancette del tempo scorrono, mentre la sicurezza di poter contare su servizi e sussidi vacilla". "Potremmo raccontare altre storie di coppie che vivono situazione simili alla nostra, non siamo sicuramente gli unici – conclude Filippo – bisogna che l'Italia si svegli". Se 10 anni fa non avessero scelto di fare un'esperienza lontani da casa e si fossero accontentati di un lavoro qualsiasi, rimanendo vicino alle famiglie, forse ora Filippo e Sandra avrebbero una casa con giardino e due figli. "Chissà. Ma un Paese che non sa ascoltare le esigenze dei giovani che futuro può avere?".
Uncategorized Sandra e Filippo, noi senza figli perché precari