Caro amico, oggi parlerò (naturalmente male) dei fumatori. Nella mia ottica i fumatori possono essere divisi in tre categorie: i fumatori di sigarette, i fumatori di sigaro e i fumatori di sigaretta elettronica, una nuova specie di cui il mondo non sentiva il bisogno (non contemplo i fumatori di pipa perché sono rari e probabilmente si estingueranno a breve). Ma veniamo a noi, come faccio a capire a che categoria appartieni anche se non stai fumando? Facile, dalla puzza. In ogni luogo che frequenti il lezzo del fumo ti accompagna. Ogni secondo, ogni minuto, per tutta la giornata. Ce l’hai nella camicia e nei pantaloni, nell’alito e nei capelli. Naturalmente se sei un fumatore incallito la cosa non ti fa né caldo né freddo. Ma sappi che puzzi anche quando abbracci i tuoi figli o tua moglie.
Non preoccuparti, loro sono abituati! Non ti sei mai fatto scrupolo a fumare in casa e neppure in auto, magari lasciando uno spiraglio di finestrino aperto allo scopo di fare entrare un po’ d’aria e calmare il tuo inconscio che ti prende a calci le sinapsi per farti capire che stai rovinando la salute anche le persone a cui vuoi bene. Ma a noi piace parlare di vita vissuta e quindi vita vissuta sia. Mi sono trovato, all’ultimo Capodanno, in un noto ristorante dell’oristanese. La notte era particolarmente fredda, suggeriva di stare rintanati all’interno del locale con i termosifoni a portata di chiappa. Nella sala, oltre alla nostra, c’erano alcune allegre tavolate con delle donne (che definisco pietosamente “ragazze”) abbigliate come se avessero trent’anni e trenta chili di meno e fossero in una discoteca di Rio De Janeiro in piena estate tropicale.
Le ragazze, per fumare, facevano la spola tra il tavolo e la grande porta a vetri che consentiva l’accesso al cortile interno del ristorante. Dopo la passerella tra i tavoli, percorsa come se fossero alla notte degli Oscar, le ragazze uscivano, esposte ai rigori della notte invernale, ad accendersi l’irrinunciabile sigaretta. Naturalmente senza giubbotto in quanto, sia per l’abbondanza di alcol in circolo, sia perché i succinti abiti della festa sarebbero stati irrimediabilmente coperti. Le più freddolose sfoggiavano un collo di finta pelliccia destinato a attenuare i rigori del clima. Alcuni seni floridi e sodi, inconciliabili con il resto del corpo cadente, rimanevano sempre scoperti probabilmente perché inattaccabili al gelo. La scena era comunque grottesca.
Dato il freddo si effettuavano lunghissime tirate per assumere grandi quantità di fumo nel minor tempo possibile. La sigaretta, azionata da questi mantici umani, si consumava rapidamente e brillava come la stella di Betlemme nella fatidica notte della natività. Finalmente, grazie ad un elegante movimento di pollice ed indice, il mozzicone arroventato volava elegantemente tra le siepi di erbe aromatiche pazientemente coltivate dai gestori del locale. Consumata questa scena si assisteva ad un tuffo attraverso la porta in quanto un solo minuto in più all’esterno sarebbe stato insopportabile. Ti faccio notare che mentre la passerella di uscita veniva percorsa con il movimento felino della pantera zoppa, la passerella di rientro era tutta un’altra faccenda. Braccia conserte per conservare calore, andatura ingobbita, ginocchia piegate perché le gambe intorpidite dal freddo non sostenevano più i tacchi vertiginosi.
Naturalmente ogni ingresso immetteva nel locale grandi quantità di fumo (e freddo) in quanto questi personaggi, per motivi che non riesco ad apprezzare, fumano puntualmente davanti alla porta. Nei paesi civili, come ad esempio gli Stati Uniti, è vietato fumare a dieci metri dalla porta dei locali. Nei paesi ancora più civili, come ad esempio il Kenya, se si è sorpresi a fumare in strada si gode della randellata da parte di un funzionario pubblico che prima ti bastona e poi ti avverte che c’è un divieto. Ti chiederai perché in questo racconto ho nominato solo le donne. Forse perché sono misogino? Forse, ma in questo caso solo perché nel lungo andirivieni tra interno ed esterno la percentuale di donne fumatrici era prossima al 100%. In verità quando una particolarmente avvenente usciva a fumare qualche uomo si accodava ma era palesemente guidato da bisogni che nulla hanno vedere con l’assunzione di nicotina per via aerea.
Naturalmente se rientri nella categoria dei fumatori queste parole ti sembreranno dettate dall’astio e non dal ragionamento. Hai ragione, ti odio. Se sei un buon fumatore te ne fregherai altamente di bambini e donne incinta, sei consapevole che il mondo ha bisogno del tuo fumo. Una cosa che però mi stupisce è l’atteggiamento che hai nei confronti dei tuoi commensali. Capita infatti, specie nelle belle serate estive, che allegre combriccole di amici si riuniscano intorno ad un tavolino in una delle tante nostre belle piazze. Essendo gli spazi limitati è ovvio che i tavoli siano molto ravvicinati tra loro, a volte con le sedie attaccante schiena contro schiena. Spesso chiedi, contestualmente all’accensione della sigaretta, se il fumo disturba. La risposta negativa è implicita nell’atteggiamento.
Hai già acceso la sigaretta e parti dal presupposto che un non fumatore è sicuramente più educato di te e che quindi avrà difficoltà a manifestare il suo fastidio. Solitamente vinci tu, siamo in Italia e la maleducazione paga. Però un minimo di riguardo lo hai. Visto che non vuoi rinunciare alla tua dose di sano fumo, adotti questa tecnica formidabile. L’accensione della sigaretta avviene di lato mentre la tirata è sempre frontale. L’espulsione del fumo può avvenire, in base alla tua tecnica o stile, generalmente in due modi: sopra la testa reclinando il collo all’indietro in modo da soffiare il fumo alle tue spalle oppure a lato, avendo cura di torcere il collo verso destra (o verso sinistra) e soffiare con l’estremità delle labbra serrate in un ghigno diabolico.
Gli occhi, letteralmente rivoltandosi tra le orbite, continuano a guardare i tuoi interlocutori. Non lo fai naturalmente per cortesia ma per non vedere dove il fumo viene diretto altrimenti potresti renderti conto che vai a disturbare le persone sedute al tavolo vicino. La posizione che potremmo definire di “riposo” tra una boccata e l’altra prevede il braccio steso verso il basso e la mano protesa all’esterno in modo da allontanare il fumo dal tuo tavolo. In ogni caso il risultato è raggiunto, hai allontanato il fumo dai tuoi amici mentre stai intossicando quelli dei tavoli vicini. Il risultato sarà vano se, come spesso accade in Sardegna, il vento tira dalle tue spalle ma il problema di sicuro per te non sussiste, mica comandi il tempo.
Naturalmente la presenza di bambini, malati d’asma, donne incinta o semplicemente di gente che non vuole respirare il tuo fumo è praticamente ininfluente, l’aria è di tutti e il tuo diritto a fumarti la sigaretta sacro. Naturalmente se qualcuno ti fa notare che il tuo fumo disturba reagisci sempre con estremo fastidio, d’altronde sai benissimo di essere maleducato solo che non vuoi che gli altri te lo facciano notare. Tranquillo però, c’è qualcuno peggiore di te e quel qualcuno è il fumatore di sigaro, categoria squisitamente maschile (esistono anche donne fumatrici di sigaro ma per fortuna sono rare). Questa categoria merita un approfondimento, mi limiterò qui a descriverne i tratti generali. Il fumatore di sigaro è di per sé una macchietta, un mix perfetto di arroganza e di maleducazione.
Ha l’aria di chi è “arrivato anche se spesso non è mai partito. Lo riconosci facilmente da lontano in quanto si somigliano tutti. Hanno superato da molto la cinquantina, spesso sono in sovrappeso e assomigliano più a Danny De Vito che a George Clooney. Hanno la camicia bianca, giacca variopinta, jeans sdrucito e mocassini. I più imbecilli hanno pure un panama e un bel catenone d’oro alla Gomorra. Se hanno un buon reddito o fanno i politici di professione si accompagnano con donne più giovani perennemente indaffarate col proprio telefono cellulare. Qualcuno potrebbe dire che generalizzo troppo affermando che tutti i fumatori di sigaro siano così. Problema vostro, fatevi un blog e sostenete una tesi diversa dalla mia. Ritorniamo ai fumatori di sigaro.
Alcuni di voi, i più maleducati tra i maleducati, tendono a masticare il sigaro anche all’interno dei locali pubblici. Se tu sei uno di questi personaggi ti chiedo se ti rendi conto di quanto schifo possa fare vederti succhiare un mozzicone di sigaro inzuppato di saliva. Sigaro che spesso lasci pendere dal lato della bocca rimando incollato alle labbra dalla tua bava appiccicosa e puzzolente. Ti costringerei a mangiare di fronte a uno specchio, solo così potresti renderti conto di quello che dico. Rimandando ad un prossimo approfondimento sui fumatori di sigaro, concludo la mia analisi parlando della terza categoria di fumatori quella costituita dagli ignavi, le anime in pena del purgatorio; quel luogo in cui si rimane sospesi tra il vizio e la fine della dipendenza. Stiamo parlando dei fumatori di sigaretta elettronica, una new entry degli ultimi anni.
Queste sigarette elettroniche invece del fumo pare emettono vapore acqueo e quindi possono essere usate nei luoghi in cui il fumo è bandito. Di sigarette elettroniche ce ne sono di ogni foggia e dimensione. Io amo particolarmente quelle grandi che sembrano le spade degli Jedi di Star Wars, tutte cromate, piene di luci e tasti misteriosi. Se sei uno di questi fumatori ti dico che trovo la tua tecnica di fumata è molto interessante. Alla prima boccata da cavaliere Jedi ti trasformi in flautista della Filarmonica di Vienna e, almeno visivamente, sembra che tu compia un grande sforzo fisico. Aspiri quasi strabuzzando gli occhi, a volte diventi pure paonazzo, quindi espiri emettendo una nuvola di fumo azzurrognolo che si disperde nell’ambiente.
Tre anni fa frequentavo una piccola palestra, l’istruttore si aggirava tra gli attrezzi con l’immancabile sigaretta elettronica nella mano destra. Gli feci notare che stava dando un pessimo esempio e che la cosa mi dava particolarmente fastidio. Secondo la già citata legge che afferma che il maleducato sa benissimo di essere maleducato ma detesta quando qualcuno glielo fa notare, la prese malissimo e mi cacciò dalla palestra seduta stante. Me me ne andai senza rimpianti e senza livore. Quelle boccate di fumo sono costate ai gestori, (non all’istruttore) che non hanno mai saputo dell’accaduto, ad oggi circa 3.600 euro (calcolo fatto su una cifra di 50 euro al mese per tre anni, per due persone in quanto non me ne andai da solo). In conclusione penserete che sono particolarmente incattivito verso la categoria dei fumatori. Avete ragione ma perché ho il cuore tenero. Mi fa pena assistere ai loro riti pagani mentre rendono grazie al Dio Tabacco che in cambio di tanta devozione dispensa loro la giusta dose di nicotina quotidiana.