Grande debutto ieri per ‘Trainspotting a teatro’, inscenato da Artisti Fuori Posto e Màkenes Teatro che, all'Auditorium comunale di Cagliari, ha sfiorato il sold out. Ancora due le date disponibili: sabato 4 e domenica 5 marzo, con un doppio turno alle 19 e alle 21.
La storia, che prende spunto dal libro di Irvine Welsh, è quella di Mark Renton (Filippo Salaris), che vive in una Edimburgo incatenata al nichilismo più nero, senza uno straccio di valori e ideali. Alla vita monotona, noiosa e senza stimoli, Renton sceglie invece una “una sincera e onesta tossicodipendenza da eroina".
A tenergli compagnia ci sono i suoi amici: Begbie (Alessandro Pani), alcolizzato e violento. Sick Boy (Piero Murenu), tipo eccentrico e narcisista. Tommy (Francesco Civile), disinteressato dai vizi dei compagni ma totalmente preso dalla sua ragazza. Lesley (Francesca Saba), neo madre tossicodipendente che si vedrà spezzata dalla perdita della sua bambina. C’è poi Kelly (Anna Murgia), reduce da un aborto, di cui tutti si accorgono dell'interesse verso Renton, eccetto lui. Poi Swan (Juri Orrù) spacciatore e tossicodipendente di lunga data, e infine Spud (Sergio Cugusi), persona tranquilla e calma, ma completamente fuori di testa a causa della droga. Tutti i personaggi sono legati a una scelta, quella appunto di non scegliere. La triste alternativa sembra essere soltanto l’eroina, una facile compensazione a questo determinismo disperato imposto dalla società.
Lo spettacolo è la giusta ‘dose’ tra ironia e riflessione introspettiva. Artisti fuori posto e Màkenes Teatro sono riusciti a trasporre in maniera brillante il libro di Welsh in un’opera teatrale che ha mantenuto gli aghi e i corpi in disfacimento, i vizi più reconditi, la dipendenza e l’annebbiamento totale, il freddo pungente che i personaggi si portano dentro. La somiglianza fisica degli attori con i protagonisti del film riflette un lavoro pre-scenico a dir poco maniacale. Salaris ne è forse il simbolo: capelli lunghi rasati senza pietà, svariati chili persi per assomigliare ancor più a Renton.
Curati anche la scelta dei costumi (Angela Marotta) e un’essenziale scenografia (Piero Murenu e Romeo Pani), che è riuscita a riflettere la visione del mondo dei personaggi. L’aiuto delle luci (Ivano Cugia) e dei suoni (Paolo Salaris) ha dato un fondamentale contributo alla riuscita dello spettacolo. L'espressione del disagio provato dai personaggi è stata eccellente: gli attori sono riusciti a comunicare il senso di vuoto e precarietà, di rabbia e insoddisfazione. Anche il linguaggio scelto per il riadattamento teatrale, rude e cadenzato, è rimasto fedele alla pellicola cult di Danny Boyle, ritratto perfetto di una generazione alla ricerca di un riscatto fuori dall'ordinario sistema imposto dalla società.