In questi giorni nelle case di studentesse e studenti facenti parte del comitato studentesco contro l’occupazione militare e a quelle di altri antimilitaristi, sono giunti 17 decreti penali di condanna dove si intima a pagare una multa per un totale di più di 200 mila euro.
Il reato contestato è violenza privata aggravata in concorso, tutto ciò perché il 6 Luglio 2016 eravamo andati ad un seminario antinquinamento e protezione marina, organizzato dall’Università di Cagliari con a capo la Rettrice e come relatori Protezione Civile, Marina Militare e la Saras. In quella giornata una trentina di persone avevano contestato rumorosamente la presenza di relatori che sono la causa principale della grave situazione ambientale della Sardegna e dei suoi mari; contestarli in uno spazio e in luogo che ci vede viverlo quotidianamente dovrebbe dovrebbe essere qualcosa di assolutamente normale nella vita dell’Università, mentre evidentemente con questo provvedimento la Questura di Cagliari ha voluto dirci chiaramente: i militari si, gli studenti no.
Come comitato studentesco siamo ormai dall’autunno del 2014 che lavoriamo all’interno dei luoghi della formazione attraverso assemblee di informazione, momenti di dibattito e azioni di lotta per continuare a mantenere alta l’attenzione sulle servitù militari. Per la Rettrice invece, in mancanza di una presa di posizione ufficiale nei confronti del provvedimento poliziesco, gli studenti non allineati devono essere multati e/o cacciati dalle facoltà, mentre i militari e le aziende che finanziano l’università sono le uniche con diritto di cittadinanza. Chi ci rimane però se eliminate gli studenti dall’Università? Ci rimanete voi che ve la cantate e ve la suonate fra istituzioni che nessun rapporto hanno con la realtà, se non quando la realtà ve la sbattiamo in faccia.
Per questo abbiamo deciso di opporci a questo decreto e ricorreremo a questo come ad altri provvedimenti che ci arriveranno. In particolare ci opporremo perché è un atto che già presuppone la nostra colpevolezza senza che questa venga dibattuta in un’aula di tribunale, partendo da una buona fede delle Forze di Polizia, buona fede a cui non crediamo nemmeno un po' visto i precedenti. E’ di questi giorni, inoltre, la nota dei servizi segreti italiani che punta i riflettori sul movimento contro l’occupazione militare della Sardegna, timoroso della ripresa del lavoro sulla contro-infomazione e della lotta ripartita in grande stile nel settembre 2014 a Capo Frasca. Pensiamo, infine, che criminalizzare il comitato studentesco sia criminalizzare quelle 10.000 persone che avevano manifestato a Capo Frasca proprio in quel settembre 2014 quando a migliaia eravamo entrati all’interno del perimetro della base dopo averne divelto le reti che lo proteggevano.
Il Comitato studentesco contro l'occupazione militare della Sardegna-Cagliari