"L'art. 1 della Finanziaria 2007, di concerto con 2 direttive comunitarie, aveva autorizzato un contributo annuo di 20 milioni per 20 anni a decorrere, appunto, dal 2007, da destinare alle grandi infrastrutture portuali considerate 'insediamenti produttivi strategici e di preminente interesse nazionale da realizzare per la modernizzazione e lo sviluppo del paese'.
I fondi sono stati assegnati direttamente alle Autorità Portuali, perché li destinassero ad opere immediatamente cantierabili, previa trasmissione al Ministero dell’Economia e Finanze dei corrispondenti piani finanziari" – afferma il Movimento Sardegna Zona Franca.
"Il Dl n. 225 del 2010 – Prosegue l'Ufficio stampa del Movimento – ha proceduto a revocare i suddetti fondi statali a fronte dei quali non è stato pubblicato il bando di gara per l’assegnazione dei lavori entro il quinto anno dal trasferimento o dall’assegnazione dei fondi, le cui quote non utilizzate sono state ripartite tra le altre Autorità Portuali che invece hanno provveduto ad attivare le procedure con pubblicazione dei bandi di gara entro la data del 30 settembre 2010.
Per le stesse finalità (miglioramento della competitività dei porti italiani) nuovi finanziamenti sono stati stanzianti a favore delle Autorità Portuali nel 2013".
"Queste sono alcune delle occasioni perdute (o da sfruttare) del popolo sardo – denuncia Zona Franca – che tutt'ora è amministrato da politici che preferiscono lingere la propria poltrona piuttosto che rivolgere lo sguardo verso i veri benefici per la Sardegna, che non sono quelli di avere a tutti i costi una manciata di posti di lavoro per esempio in un'industria pericolosa e inquinante, ma posti di lavoro per tutto quel 40% di Sardi che li aspettano e che si aspettano da chi hanno votato (o da chi muove i fili in Regione) risposte e fatti. Fatti che ancora non arrivano, leggi e delibere chiuse in un cassetto mentre un popolo intero anela al benessere e chiede di avere le stesse opportunità di chi vive sulla terra ferma. Il popolo attende che la Regione si metta a studiare o che almeno sappia farsi consigliare da consulenti preparati, affinché almeno i soldi che l'Europa ci destina siano portati nelle tasche dei cittadini e delle imprese".