Erano incrostate di materiale calcareo, di muschi e licheni impastati di terreno che ne coprivano i fregi bimillenari sottraendone la bellezza: ora, una parte delle fontane dell'antica Pompei è stata restaurata e il lavoro di ripulitura, eseguito dall'Opificio Pietre dure di Firenze (Istituto del Mibact), ha restituito il valore monumentale ai "totem" d'acqua potabile presenti negli Scavi. Tra queste c'è la Fontana della dea della Concordia, tutta bianca: rappresenta il volto di una donna con grandi occhi, orecchini ai lobi, una morbida tunica e una cornucopia per la quale, erroneamente, era stata scambiata per la dea dell'Abbondanza. È su questo equivoco che, negli Scavi di Pompei, i primi archeologi si basarono per battezzare come Via dell'Abbondanza una delle principali diramazioni della città antica.
Sono in tutto 40 le fontane disseminate nelle strade della Pompei del 79 d.C., dispensatrici di acqua gratuita ai turisti, ma anche – per decenni – dotate di erogatori a pulsante che ne mettevano a rischio la loro conservazione.
Un progetto della Soprintendenza ne ha finalmente avviato la ristrutturazione e la razionalizzazione dell'uso. "Questo primo intervento realizzato sulle fontane nell'ambito del Grande Progetto Pompei, ha interessato al momento le fontane poste lungo il percorso "Pompei per tutti" – spiega il direttore generale degli Scavi, Massimo Osanna – consentendo grazie all'esperienza e alla competenza dell' Opificio delle Pietre Dure, del quale ci si è avvalsi per i lavori di pulitura e consolidamento, un risultato di grande eccellenza che ha ridato splendore a una parte importante dell'arredo urbano dell'antica Pompei. Si tratta di apprestamenti importanti sia per la storia dell'approvvigionamento idrico delle città antiche sia per il loro valore estetico". L'intervento è costato circa 150mila euro, ne seguirà un altro per le restanti fontane e sarà eseguito con fondi ordinari.
Le fontane dell'antica Pompei sono prevalentemente in blocchi di pietra lavica, quindi di colore grigio scuro. Le più antiche sono in tufo grigio. "Sono tutte belle per l'emozione che trasmettono, poiché riportano ancora i segni della lavorazione degli artigiani che le modellarono e l'usura subita dagli abitanti della Pompei prima del l'eruzione del 79", spiega l'archeologa Alberta Martellone che ha partecipato al progetto di recupero. L'impianto idrico è collegato a quello del Comune di Pompei. Ma era attivo già negli anni '30. Esiste infatti un'immagine dell'Istituto Luce che ritrae la fontana del quadrivio degli Holconi con Pablo Picasso in visita agli Scavi, accompagnato da Jean Cocteau. "Qualche erogatore era stato cementificato e i sali del cemento infiltrati nei blocchi di pietra rischiavano di spaccarli", spiega l'architetto Gianluca Vitagliano, direttore dei lavori. Il trattamento protettivo per materiali lapidei, a cui sono state sottoposte le fontane restaurate, ne impedirà a lungo un ulteriore deterioramento.