"Una solida base industriale in Sardegna è condizione indispensabile per uno sviluppo di lungo periodo e per la crescita economica. Una nuova strategia manifatturiera, da tenere presente anche nel confronto sulla legge Finanziaria 2017, è l'unica alternativa al pesante rischio di deindustrializzazione", lo sostiene il segretario della Cisl, Ignazio Ganga.
"L'Istat non più tardi dello scorso dicembre – precisa il sindacalista – ha ha disegnato per la Sardegna un'ulteriore discesa del Pil dello 0,7% rispetto al periodo 2011-2015, mentre il contributo del comparto industriale al valore aggiunto regionale è pari appena al 7,7%.
A distanza siderale dalla media nazionale (18,5%). Il Mezzogiorno ci supera di 3,5 punti, fanno peggio solamente Calabria e Sicilia. Un sistema produttivo sardo, dunque, con valori pre-Rinascita sia per il contributo alla crescita regionale sia per il numero di addetti, scesi al minimo storico del 10,2% dell'intero mercato del lavoro regionale, parte dei quali coinvolti in cig o mobilità".
"Questi numeri drammatici rendono necessario e urgente un nuovo progetto di Sardegna industriale, quindi la ripresa, su questo problema, del dialogo con il Governo centrale e una forte azione settoriale della Regione. Senza perdere tempo – sottolinea Ganga – a partire dal confronto sulla legge di Bilancio in preparazione, per individuare nuove strategie e risorse utili a sostenere politiche e interventi adeguati per la sopravvivenza e l'evoluzione di un settore fondamentale per il futuro dell'Isola. Serve, pertanto, una nuova determinazione per non dover assistere impotenti al declino dell'apparato industriale sardo che registra la scomparsa di interi settori, vedi il tessile della Sardegna centrale, mentre lascia in attesa di risposte alcune importanti realtà produttive dei poli industriali di Porto Torres, Portovesme, Assemini, Ottana e Arbatax. Una situazione di stallo, da superare al più presto, che testimonia l'inadeguatezza delle soluzioni fin qui adottate".