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"La risposta all'interrogazione del deputato Capelli è presumibilmente basata su informazioni inesatte date alla ministra Lorenzin, dovute probabilmente a una lettura per lo meno superficiale delle note ufficiali intercorse tra la Presidenza della Regione e il Ministero.

Mai, infatti, il presidente Pigliaru ha assunto l'impegno di rivedere la parte della legge che riguarda i compensi dei direttori generali delle aziende sanitarie". Lo precisa la Presidenza della Regione Sardegna aggiungendo che, con nota inviata il 3 ottobre 2016, Pigliaru ha assunto l'impegno di rivedere la legge 17 (istitutiva dell'Ats) nella parte che riguardava la composizione dei collegi sindacali e, nel rispetto della parola data – spiega ancora la Regione – questo è avvenuto con la legge 32 approvata il 5 dicembre, come concordato con il Ministero della Salute.

"Nella stessa nota, invece, il Presidente ha ribadito, con forza, la legittimità della legge regionale, compresi gli articoli 13 e 17, oggi impropriamente richiamati – insiste la Regione Sardegna – e sullo stesso argomento aveva espresso dubbi il Ministero della Economia e Finanze, attraverso la Ragioneria generale dello Stato: dubbi rientrati e non più reiterati a fronte delle medesime argomentazioni esposte nella nota indirizzata al Ministero della Salute".

"E' il caso di ricordare – afferma l'assessore regionale della Sanità, Luigi Arru – che le risorse per il nostro sistema sanitario, stipendi compresi, sono a carico della Regione e certamente non del Governo nazionale. Ed è la Regione che, con l'Azienda unica, otterrà un risparmio di circa 2 milioni di euro di retribuzioni rispetto al passato, oltre che omogeneizzare assistenza e accesso alle cure a vantaggio dei pazienti. Questo è quello che conta, le polemiche sugli stipendi sono mero esercizio di demagogia".