Davvero non è possibile investire, produrre e fare impresa in Sardegna? Questa, più che una domanda, è una delle affermazioni maggiormente in voga nella nostra isola quando si parla di prospettive di sviluppo e soprattutto di gap infrastrutturali e dei trasporti. Tutti gli addetti ai lavori, spesso gli stessi rappresentanti politici, si trincerano dietro alla denuncia di tutti quei vincoli e deficit derivati dalla condizione insulare che generano diseconomia e scarsa competitività.
Ma è sempre vero questo? A quanto pare no! Esistono in Sardegna, strano ma vero, aziende leader della produzione e soprattutto dell'innovazione tecnologica in ambito industriale. Una di queste di sicuro è la Nobento Spa di Alghero, azienda leader nella costruzione di “Serramenti per Arredo” nata solo pochi anni fa.
Una società capace, tramite l'innovazione, la lungimiranza dei propri dirigenti e la professionalità delle proprie maestranze, di diventare tra le prime in Italia per la commercializzazione (anche grazie a delle partnership nella Gdo) dei propri prodotti.
Proprio nei giorni scorsi il suo Amministratore, il Dottor Alessandrini, ha partecipato all'importante convegno promosso da Confindustria Sardegna dal titolo “Impresa 4.0”, e ha spiegato le ragioni di questo successo:
“La nostra azienda, ha dichiarato Alessandrini, occupa una superficie di circa 30.000 mq e offre lavoro per 120 dipendenti. Ogni anno sono almeno 600 i camion che dal nostro stabilimento partono verso il continente per smistare la nostra produzione che attualmente è sopra le 50.000 t. e che in futuro puntiamo a raddoppiare per diventare leader del settore in ambito nazionale. Le ragioni del nostro successo -ha continuato l'Amministratore- sono quelle di aver puntato fortemente sull'innovazione tecnologica e sulla formazione del Capitale Umano al punto di aver realizzato all'interno dello stabilimento un vero e proprio laboratorio dove sviluppare idee e progetti. Da una parte abbiamo migliorato l'ergonomia del lavoro eliminando tutte quelle mansioni considerate alienanti, e dall'altra siamo riusciti ad aumentare consistentemente la produttività generale abbattendo di conseguenza il costo del lavoro per unità di produzione”, ha concluso il Manager.
Una realtà quindi strategica per un'isola come la Sardegna da anni preda di una progressiva deindustrializzazione con la chiusura di importanti realtà produttive da Portovesme a Ottana fino a Porto Torres. E già guardando il sito internet della Nobento (http://nobento.it/) si intuisce che nulla è lasciato al caso e che l'utilizzo dello strumento digitale è accurato sotto tutti i punti di vista. Siamo forse di fronte al primo vero esempio in Sardegna di quella transizione verso l'Industry4.0 (la nuova rivoluzione industriale tecnologica) che inevitabilmente prima o poi tutte le aziende del settore manifatturiero (ma non solo ovviamente) dovranno compiere per restare al passo con la spietata concorrenza ormai globalizzata.
Nondimeno, l'altra importante considerazione da fare è che la suddetta azienda (ragionamento rivolto anche alle altre capaci di essere in egual misura competitive) opera nel settore dell'alluminio e di conseguenza potrebbe rappresentare il completamento naturale della filiera che a Portovesme nasceva con EurAllumina e fino a pochi anni fa proseguiva con Alcoa e Ila. In definitiva sarebbe la dimostrazione che le tanto (negli anni) declamate ma mai realizzate “seconde e terze lavorazioni”, non solo sono possibili nella nostra isola, ma sono addirittura convenienti e redditive.
E' chiaro quindi che l'innovazione tecnologica e un nuovo approccio al lavoro, sono quegli elementi in grado di superare gli storici gap che la Sardegna si trascina dietro da sempre. Per far si che questa evoluzione dagli straordinari risvolti avvenga, è necessario attrarre imprenditori capaci di saper sfruttare le nuove opportunità concesse dalla tecnologia, è indispensabile avere una classe dirigente che programmi e realizzi le infrastrutture digitali ed energetiche (oltre a quelle tradizionali che in Sardegna difettano) e soprattutto c'è bisogno di un cambio radicale di mentalità anche da parte del Sindacato oltre che della classe imprenditoriale.
D'altronde, lo dicono gli studi sull'argomento, se il settore manifatturiero in questi anni ha perso centinaia di migliaia di posti di lavoro e molte aziende hanno chiuso o delocalizzato, non è anche a causa dell'evoluzione tecnologica come molti cultori del “luddismo” vorrebbero far credere, ma al contrario è in gran parte colpa dell'incapacità da parte della classe imprenditoriale e politica di sfruttare invece le grandi opportunità che l'innovazione offre in ogni ambito.
Ma in ogni caso non si dica più che produrre in Sardegna è impossibile e che non ci sono le condizioni per essere competitivi. La Nobento ci riesce e continua ad ampliare le proprie fette di mercato e di conseguenza la capacità di creare ricchezza e occupazione, a dispetto di tutto e tutti…