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C'è un treno che in Sardegna non è mai passato e che ora invece è arrivato al capolinea. L'ultima fermata si chiama demolizione. In realtà il treno non è solo uno: venticinque locomotive per un valore stimato di circa 125 miliardi di vecchie lire, realizzate per il sogno anni Ottanta dell'elettrificazione della rete ferroviaria isolana. Saranno distrutte nei capannoni di una ditta specializzata del savonese.

L'iniziativa risale ai tempi del governo Craxi. Progetto nato nel 1983. Ma poi non se ne fece più nulla: piano elettrificazione bocciato per decreto dagli esecutivi successivi. E le locomotive? Mai usate da nessuna parte, nemmeno in "continente" – come ha anticipato il quotidiano La Stampa – per l'incompatibilità tecnica con la rete ferroviaria. Una questione di volt. Le Ferrovie dello Stato hanno tentato tutte le strade per sbarazzarsi di questo pesante fardello arrivato dal passato, ma niente: quelle locomotive proposte in giro per l'Europa, tra Francia e Ungheria, alla fine non le ha volute nessuno. Anche l'ultima gara è andata deserta. E mese dopo mese gli anni alla fine sono diventati quasi trenta. Con i mezzi, previsti per passeggeri e merci, malinconicamente bloccati tra Foligno e Livorno. Destino segnato. Qualche convoglio è stato già demolito e ora tocca agli altri.

"Uno dei tanti sprechi di cui siamo stati vittime – spiega all'ANSA l'attuale assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana -. Ricordo benissimo, per motivi familiari: la elettrificazione era prevista sino ad Oristano. E ci furono anche dei primi lavori per la tratta sino a Decimomannu: opere che poi furono smantellate quando arrivò da Roma la decisione di non andare più avanti".