"Non volevo minacciare nessuno": così Francesco Pinna, l'allevatore di Nule di 58 anni – zio dei cugini Paolo Enrico Pinna e Alberto Cubeddu, presunti autori dei delitti dello studente di 19 anni di Orune Gianluca Monni e del 29enne di Nule Stefano Masala avvenuti tra il 7 l'8 maggio 2015 – davanti al Gip del tribunale di Nuoro, Mauro Pusceddu, nell'interrogatorio di garanzia, dopo l'arresto ai domiciliari scattato alcuni giorni fa.
L'allevatore, secondo l'accusa, avrebbe intimorito un teste chiave dell'inchiesta per impedirgli di raccontare particolari decisivi ai fini delle contestazioni mosse ai due indagati. L'uomo, assistito dall'avvocato Agostinangelo Marras, ha reso la sua dichiarazione spontaneamente davanti al giudice.
Il difensore ha quindi depositato un'istanza per consentire a Francesco Pinna di scontare gli arresti non nella sua abitazione di Nule ma in un'azienda agricola di Oschiri. Il Gip si è riservato di decidere nei prossimi giorni. Le minacce dell'allevatore erano state denunciate da Alessandro Taras, 40 anni, indagato per favoreggiamento. In una telefonata a Matteo Taras, fratello di Alessandro, la notte del 13 giugno scorso, lo zio degli indagati avrebbe detto: "Dì a tuo fratello di stare attento a quello che dice". Ma il teste aveva comunque confermato le sue dichiarazioni in fase di incidente probatorio, sia nel tribunale dei minori di Sassari che in tribunale a Nuoro. Alessandro Taras aveva raccontato di aver assistito il 9 maggio 2015 all'incendio dell'auto di Stefano Masala da parte di Alberto Cubeddu, la notte prima della sparizione del giovane di Nule, il cui corpo non è mai stato trovato. La stessa vettura, secondo gli inquirenti, usata dai due indagati per raggiungere Orune e uccidere lo studente mentre aspettava il bus per andare a scuola.