Accordo sindacati-Governo prima risposta per le attese dei 1.700 lavoratori edili ultrasessantenni e dei circa tremila rimasti senza lavoro e senza pensione. Ad anticipare i riflessi dei nuovi calcoli pensionistici sul settore in Sardegna sono le categorie unitarie Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil: “Finalmente viene riconosciuto che i lavori non sono tutti uguali – hanno detto i segretari regionali Chicco Cordeddu, Giovanni Matta e Marco Foddai – lavorare in edilizia è usurante e rischioso e occorre pertanto velocizzare la definizione e approvazione di una legge che consenta finalmente di superare le ingiustizie determinate dalla legge Fornero”. Secondo i sindacati è giusto evitare, considerando il numero degli infortuni sul lavoro, che chi ha 64 o 65 continui a stare sui ponteggi. “E’ stata una scelta sbagliata – continuano le tre sigle – e la firma dell’accordo, dopo mesi di trattative e battaglie sindacali, finalmente rappresenta un primo passo avanti da parte del governo, ora si tratta di proseguire nella trattativa migliorando alcune questioni controverse, definire i nuovi criteri nel dettaglio e arrivare a concretizzare le misure per consentire alle persone di andare in pensione”. Sindacati pronti a ricordare al governo gli impegni su lavoro precoce e Ape (Anticipo pensionistico) social: “Queste misure rappresenterebbero un atto di giustizia a garanzia del diritto alla pensione di quasi cinquemila ultrasessantenni sardi”. I segretari regionali ricordano inoltre che i lavoratori dell’edilizia hanno pagato negli anni recenti un tributo altissimo e subito pesanti sacrifici per effetto della crisi che ha travolto il settore: oggi i lavoratori sardi dell’edilizia – sottolineano i sindacati – sono circa 26 mila, dal 2008 in poi sono stati cancellati 28 mila occupati.