and-quot-perdona-perch-and-eacute-non-sanno-quello-che-fanno-and-quot

Il Nazareno in croce, le spine di una società di fronte alla migrazione degli ultimi, in fuga da guerre, terrorismo, fame. Le paure, la ancestrale xenofobia che esplode, in parole, opere e omissioni. La politica che balbetta o cavalca le pance, che non comprende la necessità di una svolta radicale nelle politiche di inclusione e mediazione culturale. Siria: ogni 10 abitanti 6 sono rifugiati.

"Aiutiamoli a casa loro" sembra lo slogan partorito da un pusher. A casa loro le nostre guerre. L'Isis, Boko Haram, il Corno d'Africa, l'Irak, le bande di predoni armati nella Libia dei tre governi. Distinguere fra migranti economici e rifugiati è (banalmente) una stupidaggine.

E anche qui da noi si moltiplicano i casi di intolleranza. Eppure così non dovrebbe essere: poiché un tempo i negri eravamo noi (a Itri, Darmstadt, Marsinelle) e perché  sarebbe una grande opportunità di rinascita economica e culturale, per una terra spopolata, l'economia disastrata, i troppi campi incolti, le case disabitate, le scuole chiuse, persino le squadre di calcio dei piccoli centri.

Politica alt(r)a: intelligenza, lungimiranza, misurarsi con una realtà che – per quanto grande, terribile, complessa – non è mutabile in assenza di azioni che spieghino e realizzino un futuro di diritti e cittadinanza per tutti.

 Senza distinzione di razza, sesso e religione. Lo dice la nostra Carta costituzionale, ma prima ancora l'esperienza delle nazioni, il buon senso e persino la ragion economica.

 

Michele Piras, deputato