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"Questo non è un addio, tornerò a vivere in Sardegna. Mi piacerebbe veder cambiare alcune questioni legate al mondo del lavoro che hanno portato alle proteste di questi anni, mi piacerebbe veder costruito lo stadio a Cagliari, ne hanno bisogno la squadra ed i tifosi".

Così il primo dirigente Alfonso Polverino saluta dopo 26 anni la Sardegna e dopo 22 anni, di cui 9 come dirigente, la Digos della Questura di Cagliari. Andrà a Verona, dove ricoprirà l'incarico di Questore Vicario. Una lunghissima esperienza quella di Polverino che nel corso degli anni si è confrontato con importanti questioni e proteste legate al mondo del lavoro, alla politica, al tifo calcistico, al terrorismo.

"Ho vissuto in prima persona come dirigente gli anni della crisi che hanno interessato il Sulcis e tutta la regione – ha sottolineato – bisogna tenere sempre presente le motivazioni di una protesta, bisogna rispettarsi reciprocamente. Devo dire che in questi anni abbiamo sempre avuto rapporti di assoluta correttezza". Polverino si è occupato anche delle manifestazioni contro le servitù militari e i poligoni, alcune delle quali anche molto tese.

"Mi sembra che in alcuni casi si è trattato di una protesta ideologica – ha evidenziato il capo della Digos – ci sono sardi che chiedono la riduzione delle servitù militari ma reputano che questo obiettivo possa essere perseguito diversamente e non hanno risposto alle sollecitazioni dei manifestanti". Sul fronte del tifo calcistico Polverino ha visto cambiare il tifo rossoblu.

"La nostra tifoseria non è orientata politicamente, questo è un fattore che ci contraddistingue – ha detto – mi piacerebbe ci fosse uno scambio reciproco tra le tifoserie, ma questo non avviene, a volte gli ospiti vengono attaccati e trattati come nemici senza una ragione. Questo non è tifo". Tra le cose che porterà nel cuore è l'aver organizzato la visita a Cagliari di due Papi, ma soprattutto il rapporto con i suoi uomini. "Ringrazio tutti e soprattutto i miei ragazzi che sono stati con me per tanti anni, con i quali si è creato un rapporto che resterà perché va al di là del rapporto professionale – ha concluso Polverino – l'amicizia resta, non sono le distanze che la fermerà".