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Scritte minacciose, proiettili inviati in busta o sparati contro auto e abitazioni, lettere minatorie, dinamite fatta esplodere proprio davanti al portone di casa: circa 120 episodi dal 2010 a oggi, l'ultimo il 4 giugno scorso – a fuoco la macchina del sindaco di Fonni – il settimo del 2016. Numeri da primato: la Sardegna è al terzo posto, dopo Calabria e Campania, tra le regioni italiane per numero di attentati agli amministratori locali, ma saldamente al primo per incidenza ogni centomila abitanti: 8,3 episodi, ovvero in un Comune su quattro.
Se la Regione ha già stanziato oltre sette milioni di euro per la sicurezza – ma il governatore Pigliaru vorrebbe recuperarne altri per la videosorveglianza di tutti i comuni dell'Isola -, da poco più di tre mesi è operativo anche un osservatorio nazionale, fortemente voluto da Anci Sardegna, che ha già presentato un documento firmato dai sindaci e articolato in alcuni punti principali. Tra questi, l'approvazione del disegno di legge per il contrasto al fenomeno delle intimidazioni ad amministratori locali, politici e magistrati e che ieri ha ottenuto il via libera del Senato.
Il testo, che prevede un'aggravante della pena, portandola fino a 9 anni di carcere, ora passerà all'esame della Camera.
Sul ddl il giudizio del presidente regionale dell'Anci, Piersandro Scano, è positivo: "Era uno dei punti del documento approvato dai sindaci sardi che ho portato in Viminale", sottolinea in un colloquio con l'ANSA. Ma non l'unico e nemmeno il più importante. "L'inasprimento delle pene serve nella misura in cui vengono individuati e colpiti i responsabili", spiega il numero uno dell'associazione dei comuni isolani. Da qui la necessità di affrontare "questioni anche più urgenti come la video sorveglianza in tutti i Comuni, il potenziamento dell'intelligence e il presidio del territorio".
La pensa così anche il sindaco di Bultei (Sassari), Francesco Fois, vittima nel gennaio 2015 di uno degli attentati più gravi a danno degli amministratori. Una bomba venne fatta esplodere davanti al portone di casa danneggiando in parte la facciata.
"Si tratta di attentati alla democrazia e quindi di forme di terrorismo e come tali dovrebbero essere puniti – afferma oggi il primo cittadino – del resto se il responsabile viene condannato a quattro anni e il giorno dopo il sindaco se lo ritrova al bar, in questo caso si comincia ad aver paura e a chiedersi 'chi me lo fa fare'.
Il comune di Bultei gode ora di un sistema di videosorveglianza sofisticato, "installato a spese del bilancio Comunale", precisa il Fois, "per contrastare i rischi di un paese molto esteso, spopolato, pieno solo di anziani e quindi esposto ai malintenzionati". E poi, ok il ddl , "ma – avverte – la sicurezza dei sindaci passa soprattutto per l'intervento dello Stato sul tessuto sociale, non bisogna mai dimenticarsi della collettività locale che presidia il territorio e alla quale vanno date risposte".