Sono annullate le multe per complessivi un milione e 80mila euro inflitte nel settembre 2015 dall'Antitrust ad Abbanoa, gestore unico del servizio idrico integrato in Sardegna, per tre pratiche commerciali ritenute scorrette, realizzate nel periodo 2011-2015. L'ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha accolto il ricorso della società sarda, istituita per far fronte alla riforma della gestione del Servizio idrico integrato regionale che ha imposto l'istituzione di un unico gestore in Sardegna.
Abbanoa contestava il provvedimento sanzionatorio, sostenendo che lo stesso non era stato adeguatamente motivato, e pubblicato senza tenere in considerazione il parere positivo alle operazioni contestate reso dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico (Aeegsi).
Il Tar ha osservato che "nel caso all'esame – si legge nella sentenza – il parere reso da Aeegsi, oltre a fornire una puntuale descrizione del contesto fattuale in cui le pratiche commerciali andavano inquadrate, ha espressamente riconosciuto la correttezza dei comportamenti adottati da Abbanoa alla luce della regolamentazione vigente. Nello specifico, l'Autorità di regolazione ha sostanzialmente chiarito, anche sulla base delle informazioni raccolte nell'ambito dell'attività ispettiva e di vigilanza autonomamente condotta, che non erano emerse violazioni da parte di Abbanoa in merito alle comunicazioni all'utenza in ordine alle tariffe applicate".
Alla luce di tutto questo, quindi, "i comportamenti contestati alla odierna ricorrente sono risultati sostanzialmente conformi alla disciplina di settore". E l'Antitrust "nel discostarsi dalle conclusioni raggiunte nel parere di Aeegsi, non ha offerto alcuna motivazione se non una clausola di stile per giustificare la propria scelta di non condividere la posizione diffusamente adottata dal Regolatore, limitandosi ad osservare come le considerazioni rese da Aeegsi fossero, in sostanza, inconferenti rispetto all'oggetto della sua indagine, e, in tal modo, si è sottratta al proprio obbligo motivazionale". L'effetto è stato: accoglimento del ricorso e sanzioni cancellate.
"Questa Giunta ha risanato Abbanoa, l'ha messa nelle condizioni di funzionare e chiudere il bilancio in attivo e vuole farla funzionare sempre meglio nell'interesse dei cittadini, degli utenti e dei lavoratori.
Perciò oggi siamo particolarmente soddisfatti per la decisione del Tar, che rappresenta un ulteriore riconoscimento del corretto comportamento commerciale della Società". Lo dice l'assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda, dopo la sentenza dei giudici amministrativi del Lazio che annulla la sanzione di un milione di euro comminata dall'Antitrust al gestore idrico.
"È la quarta volta in pochi mesi che una sentenza dà ragione ad Abbanoa – sottolinea l'esponente della Giunta – il che vuol dire che è stata sottoposta a diverse e ravvicinate verifiche sul suo operato superandole tutte a pieni voti. Questo significa che la strada intrapresa è quella giusta, il che incoraggia anche la Regione a proseguire con fermezza sulla strada tracciata sin dall'inizio della legislatura per migliorare efficienza, qualità del servizio e del prodotto, rapporto con i clienti a vantaggio di tutti i sardi".
"Avevamo da subito considerato la sentenza dell'Antitrust ingiustamente punitiva e sproporzionata.
Oggi il Tar del Lazio ci dà ragione riconoscendo la correttezza del comportamento commerciale di Abbanoa e in un certo senso ci incoraggia a proseguire lungo la strada dell'efficienza e del miglioramento degli standard qualitativi dei servizi alla clientela, un obiettivo che Abbanoa si è data da tempo e che persegue con forza".
E' il commento dell'amministratore unico di Abbanoa, Alessandro Ramazzotti, in merito alla sentenza con la quale è stato accolto il ricorso della società sarda annullando la sanzione da oltre un milione di euro inflitta dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
"Ancora una volta – sottolinea Ramazzotti – sono stati smentiti coloro che per difendere chi non paga le bollette hanno accusato il gestore di mettere in atto pratiche commerciali scorrette, diffondendo informazioni sbagliate e fornendo all'Antitrust una montagna di documentazione che oggi il Tar ha considerato generica e inattendibile".