Insulti per strada, infinite discussioni sui social e diverbi persino tra amici: con il sensibile aumento dei ciclisti l'eterna lotta tra automobilisti e cicloamatori si è incattivita anche in Sardegna e nel Cagliaritano in particolare, vista anche la decisiva crescita del numero di piste ciclabili.
Indisciplinati e arroganti, completamente refrattari al senso civico, deliberatamente prepotenti e digiuni di codice della strada: a detta della maggior parte degli automobilisti pare proprio che i ciclisti stiano sempre dove non dovrebbero stare e facciano sempre quello che non dovrebbero fare.
All’angolo opposto ci sono i ciclisti che, di contro, riversano il loro disappunto nei confronti sia degli automobilisti, ancora molto intolleranti e poco educati alla convivenza con altri mezzi, sia delle amministrazioni comunali, destate con sconcertante ritardo in fatto di ciclabilità e terribilmente retrive nella progettazione e messa in opera di piste che arrossiscono per l’imbarazzo di fronte a quelle dei colleghi europei.
Al centro del ring, invece, due mostri indefessi che resistono al cambiamento: una cultura in cui la bicicletta è ancora un ospite d’eccezione e una legislazione poco chiara che rende difficile la reciproca comprensione e la comunicazione tra automobilisti e ciclisti.
Che nelle nostre strade ci sia ben poco spazio per le biciclette è cosa ormai nota: basterebbe buttare un’occhiata in quel di Copenhagen, per esempio, – dove oltre alle sopraelevate esclusivamente ciclabili, le tempistiche di semafori e le proiezioni del traffico sono basate sui tempi di percorrenza delle bici –
Copenhagen, pista ciclabile sopraelevata
o nei Paesi Bassi – vedere lo spettacolare Floating Roundabout – per rendersene conto.
Eindhoven, il Floating Roundabout, anello ciclabile sospeso
In un Paese come l'Italia in cui la madre delle automobili futuristiche è sempre incinta ma beve combustibili fossili, il codice della strada parla ancora di bici come di mezzi “a propulsione esclusivamente muscolare” e il ciclista è ancora visto come un pericoloso intralcio in uno spazio concepito esclusivamente per le automobili e non come un mezzo avente diritto alla strada tanto quanto gli altri.
Nell’ art. 182 del codice della strada, che disciplina la circolazione dei velocipedi, si legge: “I ciclisti devono procedere su unica fila in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due; quando circolano fuori dai centri abitati devono sempre procedere su unica fila, salvo che uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell'altro”. Ma quali sarebbero le condizioni della circolazione? E se fuori dai centri abitati si deve sempre procedere su unica fila, in città è consentito procedere affiancati? Se sì in quali circostanze?
Ciclisti in viale Leonardo da Vinci (Quartu Sant’Elena)
Inoltre (comma 9): “I velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate quando esistono, salvo il divieto per particolari categorie di essi, con le modalità stabilite nel regolamento”. Ma quando le piste ciclabili sono interrotte, dissestate, con buche, ostacoli e rattoppi vari? O quando non hanno abbastanza spazio per svolgere sia funzione ricreativa che meramente trasportistica? E se sono troppo vicine e poco delimitate dai passeggiamenti pedonali in cui circolano anche l’imprevedibilità dei bimbi, dei distratti e degli animali? E se pedoni invasori, o skater e rollerbladers disattenti, completamente noncuranti della possibile presenza dei ciclisti, non permettono una fluida percorrenza della pista? In tutti questi casi il ciclista che non utilizza il tracciato ciclabile è comunque passibile di multa.
Pista ciclabile in viale Poetto (Cagliari)
Altri due punti del Cds rappresentano motivo di conflitto tra chi conduce un’auto o un mezzo a motore e chi pedala: il sorpasso e la sosta/fermata dei veicoli. L’art. 148 regolamenta il sorpasso: “Il conducente che sorpassa un veicolo o altro utente della strada che lo precede sulla stessa corsia, dopo aver fatto l'apposita segnalazione, deve portarsi sulla sinistra dello stesso, superarlo rapidamente tenendosi da questo ad una adeguata distanza laterale e riportarsi a destra appena possibile, senza creare pericolo o intralcio. Se la carreggiata o semicarreggiata sono suddivise in più corsie, il sorpasso deve essere effettuato sulla corsia immediatamente alla sinistra del veicolo che si intende superare”. Ma cosa si intende per adeguata distanza laterale? E’ lecito sfiorare il velocipede come avviene spesso sulle nostre strade (GUARDA IL VIDEO)?
L’art. 158 disciplina fermata e sosta: “La fermata e la sosta sono vietate sui passaggi e attraversamenti pedonali e sui passaggi per ciclisti, nonché sulle piste ciclabili e agli sbocchi delle medesime”. Precetto di frequente ignorato la cui disattesa non è mai sanzionata.
D’altro canto, l’utilizzo della bicicletta, che sia da corsa, mountain bike, la classica graziella cittadina o una qualsiasi altra variante, non può e non deve essere una scelta modaiola improvvisata. Saper stare su strada come su pista è fondamentale per la corretta convivenza di tutti i mezzi di trasporto.
Tenendo comunque in considerazione i conducenti virtuosi (sia di automobili che di velocipedi), quelli che si stanno abituando e quelli che ci provano – che fortunatamente ogni tanto si vedono – in un mondo in cui i cicloamatori rivendicano pari dignità su strada del loro mezzo – il che include la valutazione delle loro esigenze e, in presenza di piste ciclabili, la loro praticabilità in sicurezza – e gli autisti esigono meno lenti plotoni di chiacchieratori pedalanti che invadono intere carreggiate, la via di mezzo risiede probabilmente in una norma non scritta e diversa dal codice della strada citato: quella della civile convivenza.