Alla vigilia delle audizioni dei Commissari delle Azienda sanitarie e ospedaliere della Sardegna in Commissione Sanità, dove è cominciato l'esame del documento che riordina la rete ospedaliera, l'Anci ha riunito tutti i sindaci dei Comuni nei cui territori vi è un nosocomio per cercare di mettere a punto una proposta da condividere con la Regione. Sarà difficile provare a fare una sintesi, perché le situazioni sono diversificate e soprattutto le richieste di modifica del documento sono articolate, ma su una cosa si è tutti d'accordo: il riordino della rete ospedaliera deve andare di pari passo con la organizzazione dei servizi territoriali e la nascita dell'Areus, la nuova Agenzia per l'emergenza-urgenza.
Dopo l'assemblea di Abbasanta della scorsa settimana, per l'Anci e i sindaci si tratta di un atto dovuto dalle polemiche che, nei diversi territori periferici, stanno accompagnando il disegno proposto dall'assessore Luigi Arru. La scorsa settimana gli ultimi amministratori a scendere in piazza sono stati quelli del Mandrolisai per l'ospedale di Sorgono, ma si era arrivati anche allo sciopero della fame, come nel caso del primo cittadino di Lanusei, e all'esposto in Procura a Tempio.
"Il nostro obiettivo è mettere insieme posizioni comuni – ha detto il presidente dell'Anci, Pier Sandro Scano, avviando la discussione – l'obiettivo è tendere ad un sistema sanitario di qualità nel quale tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo dove abitano, abbiano pari dignità e accesso ai servizi sanitari ben sapendo che se non c'è un minimo di attività esiste un problema di sicurezza. Il tema – ha concluso Scano – non è risparmiare ma è l'appropriatezza del servizio".
Secondo Davide Ferreli, sindaco di Lanusei, "la proposta di riorganizzazione della Giunta non offre una prospettiva di lungo periodo. Secondo noi sarebbe meglio spostare i medici e non i pazienti. L'Ogliastra è anche l'unica zona omogenea dove non si prevede un ospedale di primo livello e male si considerano i tempi di percorrenza in un momento nel quale l'elisoccorso ancora non è pronto. L'Ogliastra – ha concluso – non chiede nulla di più di quello che ha. Il nostro territorio incide per 90 milioni di euro sui 3 miliardi di spesa sanitaria in Sardegna: gli sprechi si fanno altrove, magari dove ci sono 11 chirurgie e ce ne potrebbero esser nove".
"A Tempio l'assessore Arru ha sbagliato approccio e ha creato panico – sostiene il sindaco Andrea Biancareddu -. Pare che il punto nascita di Tempio debba essere chiuso e non si è considerato che per il più vicino ospedale ci vogliono due ore.
E che quindi una donna di Aglientu rischia di partorire in strada e non a Olbia. E' tutto da dimostrare che si è più in sicurezza nei grandi ospedali: i conti non tornano e la nostra proposta non trattabile al ribasso l'abbiamo espressa in un documento dei 26 primi cittadini della Gallura".
Arru. "L'assessorato della Sanità, oltre a ribadire la volontà della Giunta di migliorare i servizi e non di peggiorarli rispetto alla situazione attuale, riafferma la disponibilità al dialogo. Tuttavia, non si può non rimanere sorpresi dalle dichiarazioni rilasciate da alcuni Sindaci questa mattina". Lo afferma l'assessore della Sanità, Luigi Arru, in riferimento a quanto dichiarato dal sindaco di Tempio Andrea Biancareddu sulla chiusura di punti nascita ospedalieri.
"Ad oggi, come conseguenza delle disposizioni del ministero della Salute – spiega Arru – hanno chiuso due punti nascita di Cagliari, perché il numero di parti era inferiore a 500 all'anno, soglia considerata minima per garantire la migliore sicurezza della mamma e del bambino. Eppure le due case di cura stavano nel pieno centro della città capoluogo. I percorsi nascita devono essere e saranno garantiti nei territori da equipes multidisciplinari, saranno modelli della presa in carico della donna durante la gravidanza per assicurare, secondo le conoscenze scientifiche e nel rispetto della naturalità della condizione, il migliore decorso, fino al parto in ambienti di massima garanzia. Quando, però, si perde la visione complessiva della Sardegna, si rischia di ricadere in un particolarismo che danneggia l'insieme della proposta organizzativa della Sistema Sanità – conclude Arru – mettendo in discussione i principi della migliore qualità, sicurezza e appropriatezza. Prospettare quadri drammatici di peggioramento dei servizi non è corretto, sia perché non rispondente alla realtà, sia perché la paura è un ostacolo al dialogo".