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Un intreccio di date e di norme regionali e statali che per due mesi avrebbe rischiato di bloccare la normale attività dei comuni: appalti, acquisizione di beni e servizi e concorsi. "E che – spiega all'ANSA Piersandro Scano, presidente dell'Anci Sardegna – avrebbe impedito persino la spendita dei fondi europei già a disposizione dei comuni da rendicontare entro il 31 dicembre".
Tutto scongiurato grazie a una leggina caldeggiata dall'Anci e approvata all'unanimità dal Consiglio regionale: l'entrata in vigore della Centrale unica di committenza, la regia che in qualche modo dovrà tenere il controllo delle spese delle amministrazioni, viene spostata al 31 gennaio. Consentendo ai Comuni libertà di azione e scongelando in futuro la situazione grazie a due aiuti. Uno, che arriverà presto, da Roma con l'entrata in vigore, l'1 gennaio, della legge di Stabilità che consentirà comunque anche ai Comuni sotto i diecimila abitanti margini di manovra più liberi per importi sotto i 40mila euro. E l'altro da Cagliari con il varo, ma qui i tempi non sono certi, della Riforma degli enti locali, elemento ritenuto essenziale per il decollo della Centrale degli appalti.
"Non siamo contro la centrale – ha sottolineato Scano – ma la norma nazionale, a cui poi si è adeguata la Regione, che prevedeva l'entrata in vigore dall'1 novembre avrebbe causato serissime ripercussioni sull'attività dei Comuni. Una constatazione così evidente che, dal momento della nostra segnalazione, il Consiglio regionale non ha perso tempo trovando in quarantotto ore una soluzione. Un grande esempio di collaborazione". Ora però spetta alla Regione: "La Centrale – aggiunge Scano – è necessariamente collegata al nuovo assetto degli enti locali. Inutile far funzionare prima la Centrale unica di committenza per poi correggere il tiro una volta approvata la Riforma.