Erano sei le giovani cinesi che si prostituivano nel centro massaggi chiuso oggi dalla Polizia a Nuoro, e decine i clienti che ricorrevano, ogni giorno, alle loro prestazioni: liberi professionisti, impiegati, studenti, anziani e qualche padre di famiglia che, nel corso dell'attività di indagine condotta dal Pm Giorgio Bocciarelli, sono stati pedinati, fotografati e ripresi dalle telecamere nascoste dagli investigatori all'interno del locale a luci rosse. Il giro di affari si aggirava sui 200 mila euro l'anno. I poliziotti durante la perquisizione dell'appartamento di Nuoro, che gli sfruttatori usavano per far alloggiare le prostitute, hanno rinvenuto oltre 36 mila euro in contanti, in banconote da 20 e 50 euro. "Fare massaggi" era la parola d'ordine per incontrare le prostitute e il costo di ogni prestazione variava dai 50 a 70 euro. Il centro era privo di qualsiasi autorizzazione amministrativa e igienico sanitaria. La Polizia di Nuoro ha sottoposto a perquisizione anche un analogo centro in provincia di Oristano, gestito da uno dei cinesi indagati. E' stata perquisita inoltre la sede di una società milanese che curava le inserzioni e la pubblicità su Internet. Durante le perquisizioni a Milano è stato trovato e sequestrato, in un appartamento, un vero e proprio call-center, che riceveva le richieste dei clienti e curava gli inserimenti degli annunci a luci rosse sul web, dove lavoravano diverse donne cinesi. Su ordine del Gip sono stati posti sotto sequestro preventivo cinque conti correnti bancari e tre conti correnti postali. La Polizia ha accertato che tutti gli incassi del centro massaggi transitavano sui conti intestati agli otto indagati: sette cinesi, residenti a Milano, Bari, Firenze, Reggio Emilia, Padova, Prato, Oristano e un italiano di Cuneo, tutti denunciati per sfruttamento della prostituzione e riciclaggio. Parte del denaro poi veniva trasferito in Cina. Le giovani sfruttate si alternavano ogni due mesi e arrivavano dalla penisola.