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Cambia l'assetto societario di Tirrenia-Cin: Vincenzo Onorato ora ha le mani sul cento per cento del pacchetto della compagnia marittima. Il patron di Moby, dagli Stati Uniti, contattato dall'ANSA, preferisce non commentare. Ma i giochi, dopo la firma dell'annunciato accordo con il fondo Clessidra e con gli altri possessori di quote, ora sembrano proprio fatti. Con le inevitabili ripercussioni del caso: l'amministratore delegato di Tirrenia Ettore Morace si è immediatamente dimesso.
"Sono stati quattro anni intensi – queste le parole dell'addio – c'era addirittura chi ci dava per spacciati ancor prima di iniziare, invece siamo riusciti a raddrizzare la nave e a portarla in porto sana e salva. Grazie alla collaborazione di tutti i miei colleghi, dirigenti, marittimi e amministrativi, abbiamo portato avanti una privatizzazione che è un caso di successo per l'Italia, grazie alla quale Tirrenia rappresenta ancor oggi, dopo quasi 80 anni di storia, uno dei fiori all'occhiello della marineria italiana". Già nominati i nuovi vertici, tutti sardi e vicini a Onorato: il presidente è Pietro Manunta, già nel team di Mascalzone Latino, mentre l'amministratore delegato è Massimo Mura, direttore commerciale di Moby e già nel Cda di Tirrenia. La scalata riuscita di Onorato ha scatenato subito le polemiche sul fronte politico sardo. La paura – denunciata subito dal parlamentare di Unidos Mauro Pili – è quella del monopolio, o quasi monopolio, sui collegamenti con la Penisola.
La notifica dell'operazione per la scalata al 100% (prima Moby deteneva il 40 per cento) della società di navigazione è arrivata ieri sul tavolo dell'Antitrust. L'esposto all'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato era stato presentato dall'assessore dei Trasporti Massimo Deiana. "Abbiamo segnalato la vicenda all'Agcm – aveva detto ieri l'esponente della Giunta Pigliaru – perché appare confermata la notizia che il Gruppo Onorato dovrebbe perfezionare nelle prossime ore l'acquisizione del 100% del pacchetto azionario di Cin-Tirrenia". L'Autorità ha ora un mese di tempo per esprimere la propria valutazione sugli effetti dell'operazione sui mercati interessati. In base alla legge, l'Antitrust alla fine dei 30 giorni potrà autorizzare, anche con condizioni, oppure vietare l'operazione. L'articolo 6 della legge sulle concentrazioni prevede infatti che "nei riguardi delle operazioni di concentrazione soggette a comunicazione ai sensi dell'articolo 16, l'Autorità valuta se comportino la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante sul mercato nazionale in modo da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza. Tale situazione – prosegue il comma uno – deve essere valutata tenendo conto delle possibilità di scelta dei fornitori e degli utilizzatori, della posizione sul mercato delle imprese interessate, del loro accesso alle fonti di approvvigionamento o agli sbocchi di mercato, della struttura dei mercati, della situazione competitiva dell'industria nazionale, delle barriere all'entrata sul mercato di imprese concorrenti, nonché dell'andamento della domanda e dell'offerta dei prodotti o servizi in questione".
L'Autorità dunque "al termine dell'istruttoria, quando accerti che l'operazione comporta le conseguenze di cui al comma 1, vieta la concentrazione ovvero l'autorizza prescrivendo le misure necessarie ad impedire tali conseguenze".
Chiara la posizione della Regione. Ma, secondo l'opposizione, la Giunta non è stata tempestiva. "Un anno fa il Consiglio regionale – spiega la consigliere di Forza Italia Alessandra Zedda – ha discusso una mozione di Fi e approvato un ordine del giorno che impegnava la Giunta a contrastare in ogni sede l'ipotesi monopolio e a combattere il fenomeno del caro traghetti. Spiace che soltanto ora, forse tardivamente, la Giunta regionale si svegli dal suo torpore e prenda carta e penna per scrivere all'Antitrust". Gli indipendentisti dell'Irs promuovono l'azione della Regione. Ma hanno paura: temono "un ulteriore e conclusivo scippo alla Sardegna della sua già quasi inesistente sovranità sui trasporti".