Sono nove le persone arrestate tra ieri e oggi nell'ambito della maxi operazione della Polizia contro il terrorismo a fronte di 18 ordinanze di custodia cautelare firmate (non 20 come appreso inizialmente). Le accuse, a vario titolo, sono di strage, associazione a delinquere con finalità di terrorismo e di immigrazione clandestina con soggiorno e permanenza sul territorio nazionale di cittadini pakistani e afghani.
In carcere è finito Sultan Wali Khan, 39 anni, considerato il capo della comunità pakistana a Olbia, promotore della moschea, titolare di un bazar in città. È considerato dagli investigatori uno dei vertici della cellula terroristica ramificata in Sardegna. Avrebbe recuperato i fondi per i gruppi terroristici, grazie a collette tra le comunità islamiche del nord dell'Isola, ufficialmente destinate a scopi umanitari. Un ruolo analogo ma più specifico in chiave di ideologo e indottrinatore, veniva svolto, sempre secondo gli inquirenti, dall'Imam di Bergamo, Hafiz Muahammad Zulkifal, 43 anni, anche lui arrestato oggi. I due avevano costanti collegamenti per trasferire le somme di denaro a tutti gli affiliati.
Gli altri finiti in manette sono Imitias Khan, 40 anni, Niaz Mir, di 41, e Siddique Muhammad, di 37, tutti pakistani rintracciati a Olbia; Yahya Khan Ridi, afghano, 37enne, arrestato a Foggia; Haq Zaher Ui, 52 anni, catturato a Sora (Frosinone); Zuabair Shah, di 37, e Sher Ghani, di 57, pakistani bloccati a Civitanova Marche (Macerata). Gli altri nove sono attualmente ricercati, tre sarebbero ancora in Italia i restanti, invece, avrebbero già lasciato il territorio nazionale.
Si dice sorpreso il sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, sugli arresti operati in città nell'operazione anti terrorismo islamico della Polizia di Stato.
"Mi lascia sgomento la notizia che Olbia possa essere stata scelta come base di progetti terroristici", ha commentato Giovannelli con l'ANSA.
Tre dei presunti terroristi sono stati fermati in Gallura.
"La comunità pakistana è presente a Olbia da molto tempo – ha detto il sindaco di Olbia – si tratta però di una realtà poco incline all'inclusione sociale; un atteggiamento che rende difficile l'individuazione di segnali preoccupanti, che hanno portato all'operazione odierna".
Se da una parte, però, il sindaco elogia il lavoro degli inquirenti, e rivendica il potenziamento delle forze dell'ordine, dall'altra ammette come "sia evidente la fragilità e l'alta esposizione al rischio di infiltrazioni criminali del nostro territorio, vista anche la consistenza del flusso migratorio".
Da questa mattina a Olbia non si parla d'altro e in via Acquedotto, dove ha sede al civico 3 il bazar di Sultan Wali Khan, il capo della comunità pakistana arrestato nel blitz antiterrorismo contro una cellula affiliata ad Al Qaida, aleggia lo sgomento.
"Sono sconvolta – dice all'ANSA Simona Deriu, proprietaria di un negozio di calzature al numero 5 di via Acquedotto – ho assistito di persona all'arresto: mai mi sarei aspettata una cosa del genere. Abbiamo sempre avuto rapporti di buon vicinato – spiega la commerciante – Soprattutto il ragazzo arrestato – precisa – era sempre molto cordiale ed educato. Un grande lavoratore: il locale era sempre aperto, anche nei fine settimana. Sospetti? Non ho mai ho visto movimenti strani o persone che potessero mettermi in allarme", risponde la donna, che sul pakistano finito in carcere aggiunge: "lo potrei definire come una persona normale".