"Io sono Charlie Ebdo". La frase simbolo della lotta al terrorismo, nei giorni scorsi, dopo l'attentato alla redazione del satirico francese, è stata pubblicata, scritta e ripetuta ovunque nel mondo. Anche il nostro paese non ha fatto eccezione con intere schiere di giornalisti, intellettuali e politici d'incanto allineati per la libertà d'espressione.
Davvero paradossale come presa di posizione, se si pensa che secondo quanto riportato nel 2014 nella classifica stilata da “Reporters Sans Frontieres”, l'Italia risulta al 49esimo posto per quanto riguarda la libertà di stampa subito dopo nazioni come Haiti, Niger, Botswana, Suriname, Ghana e altre che, con un pizzico di superbia, abbiamo sempre considerato culturalmente inferiori.
Una statistica da brivido che certifica quanto incompiuta e problematica sia la democrazia italiana da tempo ostaggio di apparati e sodalizi politico-imprenditoriali che esercitano un forte condizionamento nei principali organi di informazione nazionali e locali. Questo nonostante la Costituzione Repubblicana, precisamente all'art.21, sancisca incontrovertibilmente la libertà di stampa e di espressione.
Non è una novità che la stessa natura del giornalismo italiano si presti a questi condizionamenti essendo per la quasi totalità d'opinione con giornalisti il più delle volte assunti e valorizzati per le proprie idee politiche e per la fedeltà a un partito che per le proprie competenze specifiche o i meriti acquisiti sul campo. Basta sfogliare due distinti quotidiani di area politica diversa per rendersi conto come le informazioni e i fatti vengano spesso manipolati e distorti a seconda della linea editoriale degli stessi.
E' lampante l'ipocrisia tutta italiana di indignarsi per quello che succede da altre parti senza però guardare in casa propria e riuscire a compiere un necessario esame di coscienza. Gli intellettuali, i giornalisti e i politici italiani sarebbero molto più credibili se oltre a “Io sono Charlie Hebdo”, scrivessero, pubblicassero e dichiarassero: “Io sono l'arti.21” o “Io pretendo il rispetto dell'art.21”.