“Mio padre è stato ricoverato al Brotzu per accertamenti dopo un malore e la degenza è durata circa due settimane. Due settimane di calvario e disgusto. Personale insufficiente, in alcuni casi scortese, con servizi minimi non erogati, orari dei pasti assurdi”.
A parlare è la figlia di un paziente colpito da ictus a febbraio 2014. Da allora suo padre ha bisogno di assistenza continua, non è più autosufficiente. Il signor E. M. è stato ricoverato di nuovo il 27 dicembre 2014 per un malore dovuto a un calo repentino della pressione sanguigna. Qualche giorno dopo gli viene diagnosticata la salmonellosi. Le dimissioni riportano la data dell’8 gennaio 2015.
"In queste due settimane – denuncia la primogenita del paziente – papà è rimasto giornate/nottate intere con il panno sporco ed è stata mia madre, da sola, a doverlo sollevare, pulire e cambiare".
Il primo gennaio il personale sarebbe stato talmente carente che ai parenti dei degenti è stato dato libero accesso agli armadi contenenti il necessario per l’igiene dei malati in modo che potessero gestirsi in autonomia.
“Un giorno poi – continua la figlia- abbiamo dovuto chiedere i panni in altri reparti perché in medicina non ce n’erano più e mia madre, esausta, dopo aver provveduto alle cure igieniche di mio padre si è lamentata con una oss che le ha risposto (cito testuali parole): ‘Ora me lo devo mettere pure io il panno, che non ho tempo neppure di andare al bagno!’ ”.
Durante la degenza i familiari hanno assistito anche alla mancata somministrazione di alcune cure per assenza di organico. Il tutto testimoniato dal modulo di reclamo che la figlia ha consegnato all’azienda sanitaria:
“E’ stato lasciato puntualmente sporco di urine e feci perché il personale addetto non riusciva a gestire tutti i pazienti. (…) In data 6 gennaio – riporta il documento – si sono dimenticati di somministrare una flebo e oggi il cambio panno è stato fatto alle ore 12:30, dalla notte precedente”.
Episodi, questi, che hanno dell’assurdo, tanto più se si pensa che accadono in ospedale, luogo in cui il malato dovrebbe essere tutelato più che in ogni altra circostanza. Casi limite, certo, da contestualizzare in una realtà in cui medici e infermieri sono spesso costretti a turni massacranti per il ridimensionamento sanitario già in atto e, nel caso specifico, in un’azienda non nuova agli onori della cronaca per scandali e vicende giudiziarie che l’hanno colpita su più fronti.
Eppure i ricoverati e i loro familiari continuano a denunciare comportamenti irrispettosi e casi di incuria che non possono essere ignorati: quando i diritti del malato vengono lesi, quando la sua dignità è offesa, il mancato intervento nei confronti dei responsabili è una triste e grave sconfitta che mette in luce la “malattia” di un intero sistema.
Interpellato dalla redazione di Cagliaripad, il personale dell'ospedale non ha rilasciato dichiarazioni.