Ci hanno accusato di voler fare 'Pramaland'. A questi non rispondiamo neanche, ma sarebbe folle lasciare questo tesoro nelle mani degli archeologi, che hanno solo interesse a scavare e pubblicare per motivi di carriera", così Antonello Gregorini, portavoce di Nurnet, l'associazione che ha garantito la vigilanza del cantiere archeologico di Mont'e Prama durante le feste di fine anno, non ha usato mezzi termini questa mattina per denunciare "i fatti e i misfatti che hanno accompagnato la lunga e tormentata storia della scoperta e del restauro dei giganti di Mont'e Prama". Intanto vigileranno sul cantiere sperando che i lavori vadano avanti.
"Ma non vogliamo sostituirci agli archeologi nel lavoro di scavo, il nostro è solo un progetto di marketing", ha spiegato a un centinaio di persone arrivate un po’ da tutta la Sardegna per partecipare all'assemblea pubblica convocata proprio a Mont'e Prama per raccontare quello che, secondo Nurnet, dovrà essere il futuro del sito. "Mont'e Prama – ha sottolineato Gregorini – è un patrimonio di tutti i sardi e vogliamo che sia trattato da una classe dirigente capace di trarne il massimo profitto in termini di cultura, lavoro e visibilità per tutta la Sardegna".
Per esempio, ricostruendo sulla collinetta che si affaccia sullo stagno di Cabras lo straordinario complesso statuario che dominava il paesaggio poco meno di tremila anni fa. "La ricostruzione fedele delle statue, ha spiegato ancora, non è un problema. Se non bastano i nostri abilissimi artigiani si può fare anche con le stampanti tridimensionali".