I carabinieri del nucleo tutela e patrimonio culturale di Sassari hanno avviato un'indagine sulla vicenda della vendita all'asta da parte di Christie's della Dea Madre, la scultura nuragica realizzata prima del 2500 a. C., il cui valore stimato va dagli 800 mila al milione e 200 mila euro.
Gli investigatori – secondo quanto riferito oggi dal quotidiano La Nuova Sardegna – intendono risalire al proprietario del prezioso reperto archeologico, per capire "come ne sia venuto in possesso e a quale titolo detenga il reperto. Cerchiamo di ricostruire la storia. Ora sarà suo onere dimostrare, attraverso la documentazione, di avere i titoli per poterlo possedere. La legislazione italiana è precisa", spiega il comandante Paolo Montorsi. Secondo la normativa chi ha un reperto prima del 1909 lo può anche vendere senza infrangere la legge. Altrimenti si commette un reato e in questi casi sono vietati sia il possesso sia la commercializzazione. Sulla vicenda gli inquirenti mantengono per il momento il massimo riserbo. "Lavoriamo – continua il comandante del Nucleo – per avere sottomano tutti gli elementi di questa vicenda". Sul caso, il deputato di Unidos Mauro Pili ha presentato un'interrogazione alla Camera, chiedendo l'intervento del governo per bloccare la vendita all'asta della scultura e chiarimenti sui alcuni bronzetti finiti sul mercato nell'asta dello scorso luglio. "I bronzetti nuragici e la statuina della Dea Madre messi in asta internazionale hanno avuto e hanno la massima attenzione da parte del ministero", ha assicurato ieri il sottosegretario ai Beni culturali Francesca Barracciu.