Il titolo richiama il celebre film di Quentin Tarantino, in realtà vuole essere uno sguardo ironico e dissacrante sul mondo della disabilità. Si intitola "Disabill Kill" il nuovo volume del vignettista cagliaritano Tullio Boi. Scritto a quattro mani con Pietro Vanessi il volume è stato presentato questo pomeriggio in una libreria di Bologna. La disabilità raccontata a due voci dalla A alla Z da un vignettista "abile" come Vanessi e da un altro "accidentalmente disabile" come Boi, con il suo personaggio, una mucca in carrozzina.
Insieme si sono suddivisi il compito di realizzare una sorta di dizionario semiserio per riflettere, col sorriso sulle labbra, sulle difficoltà che devono affrontare i disabili in un mondo concepito solo per 'normali'. Arricchito da una prefazione illustrata da Sergio Staino, il volume vanta anche altri notevoli contributi di grandi disegnatori come Bruno Bozzetto, Vincino Gallo, Danilo Maramotti e tanti altri.
Il libro "offre due punti di vista differenti con cui volgere lo sguardo verso questo universo", afferma Vanessi. Tra gli interventi nel volume ci sono anche quelli del campione paralimpico Sandrino Porru e la scrittrice Alida Castagna. Il 50% del ricavato servirà a finanziare un progetto promosso da Fish, Federazione superamento handicap. "Nei racconti e disegni c'è uno sguardo duplice sulle disabilità – spiega Tullio Boi, vignettista cagliaritano, ingegnere 'pentito'- Ogni lettera è illustrata da un'apposita vignetta e righe che in chiave ironica descrivono i termini ricorrenti delle patologie". Non manca l'affondo sui falsi invalidi, il racconto di weekend trascorsi in solitudine, l'immancabile frecciatina contro le barriere architettoniche "monumenti di stupidità umana", come li definisce Bozzetto.
"Se per l'uomo comune le barriere sono solo costruzioni mentali – sottolineano i due autori – per un disabile una scalinata è molto più che un ostacolo costruito nella propria testa, ma i politici se lo ricordano solo in campagna elettorale". Non manca infine anche il capitolo sul lessico. "In tanti si pongono il problema, ma è meglio handicappato o disabile? Portatore d'handicap o diversamente abile? Perché non semplicemente il mio nome di battesimo?" propone Boi.