"Difficilmente il Senato abrogherà l'articolo 18, semmai la delega all'esame metterà dei paletti necessari perché anche quelle norme mantengano lo spirito originario ma magari siano aggiornate", lo dice il senatore Pd Ignazio Angioni, candidato a segretario del partito in Sardegna, rispondendo alle domande dei cronisti.
"Stiamo affrontando piuttosto il tema del contratto a tempo indeterminato, e la delega non contiene posizioni che dividono o sono contrapposte – aggiunge – continuerei a distinguere la posizione del senatore Sacconi, che non rappresenta quella del Pd. Il segretario nazionale ha parlato di una radiografia perché tutti parlano ma pochi sanno quello che è rimasto dell'articolo 18 dopo la riforma Fornero. Oggi ci sono contenziosi che possono durare diversi anni e tutelano meno il lavoratore e le aziende.
La riforma dello statuto dei lavoratori, invece, aumenta le tutele e fa chiarezza".
Non nomina mai il suo sfidante diretto, Renato Soru, e anche se parla di persone che stima e che "hanno grandi capacità che possono ancora mettere al servizio del Pd", ritiene la stagione soriana ormai un ricordo.
"Come si può guardare al futuro e a una nuova stagione con gli stessi protagonisti?". Si presenta così il senatore Ignazio Angioni, uno dei tre candidati alla segretaria regionale del Pd, in vista delle primarie del 26 ottobre.
Angioni, che ricorda anche in un volantino di non avere avuto altri incarichi nelle istituzioni prima del suo impegno a Palazzo Madama, sostiene che il suo partito ha bisogno di "un cambiamento profondo" e di ritorno ad un momento nel quale le tessere "rappresentano persone reali che vivono il partito e possono esprimere liberamente le proprie opinioni".
Angioni è sostenuto da diverse aree del Pd che vanno dai renziani all'area Barracciu e agli ex Ds. Confronto vero, decisioni non calate dall'alto e comunità, "quella degli iscritti, dei circoli e delle idee" sono i punti base del suo programma in questa campagna elettorale che si annuncia difficile e carica di tensioni interne al Pd.
"Pensavo fosse giunto il tempo dell'unità – ha spiegato il senatore stamani durante la presentazione alla stampa a Cagliari – di parlare dei problemi del Pd, di ragione sui programmi e sui progetti e non sulle persone". Da qui la sua scelta di mettersi in gioco nella sfida a tre per segretario regionale, "perché c'è una pagina nuova ancora tutta da scrivere: In ballo non c'è solo l'elezione di un segretario, ma una nuova responsabilità e nuova classe dirigente sarda in grado di affrontare con nuovi stimoli i bisogni dei cittadini. Un partito di molti e non di uno solo o di pochi".
Un Pd che, secondo Angioni, dovrà "lasciare lavorare in pace la Giunta regionale che è guidata non dal segretario del Pd, ma da un presidente che ci ha messo la faccia quando si è candidato", anche se non mancheranno "i pungoli" per stimolarla nel suo lavoro. Liquida anche come dannosa l'idea che oggi si possa parlare di un eventuale rimpasto e come una "non notizia" la questione relativa al doppio incarico tra segretario e parlamentare. "Sono stato eletto in Senato su base regionale e posso dare un contributo forte alla mia regione e al mio partito sardo facendo bene anche il senatore".
Quanto ai problemi relativi al tesseramento, Angioni taglia corto: "non si può pensare alla politica come strumento per le aspirazioni personali nelle istituzioni".
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