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Il desiderio di rivalsa nei confronti di una vita difficile, fatta di sofferenza e rinunce.
La voglia di dimostrare come partendo dal basso, da un quartiere problematico come San Michele a Cagliari, passo dopo passo, con sacrificio e impegno, si può arrivare lontano, conquistando traguardi che per molti sono irraggiungibili. È questo il percorso scelto da Roberto Zanda, 57 anni, l'extreme runner cagliaritano noto per aver partecipato dal 2002 al 2013 a triathlon e maratone estreme dall'Austria all'Oman, passando anche per San Francisco e il deserto dell'Egitto, gara per la quale, nel 2008, è diventato famoso per essersi salvato da un drammatico incidente durante la "Trans 555", una 600 chilometri no stop.
In un racconto su quell'esperienza e su come era sopravvissuto il runner scrisse: "ho vinto la gara con la morte". Negli occhi di Roberto c'è lo sguardo del combattente, di chi si pone sempre nuovi obiettivi. "Arrivo da una famiglia disagiata – dice con emozione all'ANSA l'atleta, ex militare della Folgore – sono l'ultimo di nove figli. Ho vissuto in collegio dai sei ai 14 anni. Ho scelto lo sport, le ultramaratone per una forma di riscatto nei confronti della vita. Arrivo da San Michele, un quartiere difficile di Cagliari, vado a trovare i miei amici in cimitero, scomparsi per la droga o per altre ragioni. Lo sport mi ha permesso di non prendere la strada sbagliata. Ho scelto di praticarlo per riempire il vuoto per quello che la vita non mi ha dato. Cerco sempre di misurarmi con nuove sfide: non è importante arrivare primi, ma arrivare al traguardo dopo chilometri e chilometri".
Durante le competizioni, che lo hanno portato in tutto il mondo, soprattutto nei momenti più difficili Zanda pensa a sua madre e alla sua attuale compagna, Giovanna Caria, che con lui condivide la passione per lo sport tanto da organizzare nel giugno del 2013 una 150 chilometri in autosufficienza nelle montagne e foreste della Sardegna. "Mia madre che è morta in povertà – ricorda Roberto, soprannominato 'massiccione' – ha vissuto di elemosina e mi accompagna sempre il suo pensiero in queste gare. Io combatto come ha combattuto lei per tirare su nove figli. Nei momenti difficili penso a lei e penso alla mia compagna. Io vivo con poco cercando di portare a termine i traguardi che mi sono prefissato per me e per la mia Sardegna".
Il nuovo obiettivo dell'iron man sardo adesso è la "Grand to grand ultra" che si terrà dal 21 al 27 settembre nel deserto dell'Arizona, negli Stati Uniti. A cui prenderanno parte altri 156 atleti provenienti da una ventina di Paesi del mondo. Lui come sempre porterà legata allo zaino la bandiera della Sardegna, i Quattro Mori, sulla maglietta il logo dell'assessorato regionale al Turismo e, soprattutto, quello dell'Esercito Italiano che ha scelto Zanda per rappresentarlo nella competizione internazionale per i valori che lui stesso ricorda: "il sacrificio, la dedizione, la lealtà e l'abnegazione nel raggiungere un obiettivo". 

(Ansa)