Tramonta il sogno americano, il Cagliari resta italiano. Dopo 22 anni Massimo Cellino lascia il timone del club rossoblù, ma non al gruppo a stelle e strisce ma alla Fluorsid di Tommaso Giulini, imprenditore ma anche uomo di calcio essendo stato anche nel cda dell'Inter.
Da quanto si è appreso, Cellino avrebbe firmato con il gruppo Giulini un preliminare di accordo. Ma non ci sarebbero ostacoli per la firma conclusiva della vendita e i passi successivi sarebbero solo una formalità.
Una brusca inversione di rotta quella impressa da Cellino, che stanco di aspettare le "sirene" dagli States, ha scelto la via della continuità. E poco importa che molti tifosi abbiano fatto apertamente il tifo per la cordata Usa. Ancora una volta c'è stata una mossa a sorpresa da parte del patron. Non più tardi di una settimana fa, dopo l'incontro di Miami, sembrava fatta per il nuovo Cagliari versione Usa: conferme in coro (da parte di Cellino e del fondo americano), strette di mano, foto.
"Dio li benedica – disse dopo la stretta di mano con Luca Silvestrone – ora saranno loro a lottare con la burocrazia. Sono felicissimo, spero che facciano fare a loro ciò che non hanno fatto fare a me". Mancava solo la firma, si diceva. E ieri, dopo il via libera della commissione provinciale di vigilanza per il Sant'Elia a 16 mila posti, si aspettava solo la sigla del contratto. E invece la firma sarà un'altra.
Pubblicate sulle pagine del quotidiano 'L'Unione Sarda', sono arrivate le dichiarazioni choc (soprattutto per i tifosi che sognavano un futuro a stelle e strisce) del presidente Massimo Cellino. "Il fondo Usa? Cercatelo a 'Chi l'ha visto?', io dopo l'accordo di Miami non ho più sentito nessuno e non ho visto soldi. Ho sempre pensato che Silvestrone (l'emissario del Fondo interessato a club e stadio, ndr) rappresentasse solo se stesso, il sindaco lo ha fatto entrare in Comune, i tifosi volevano che lo ricevessi e l'ho ricevuto. E invece soldi non ce ne sono, e neppure investitori". Eppure entrambe le parti sembrano davvero aver trovato l'intesa su tutto: vendita completa di squadra, centro sportivo e terreni di Elmas a un prezzo tra gli 80 e gli 85 milioni. Con la sede di viale La Playa agli americani, ma soltanto in affitto.
Nelle ultime ore la brusca accelerazione a favore di Fluorsid e di Giulini, che ha lavorato in silenzio in sottotraccia e non si è mai dato per vinto. "Non molliamo la trattativa va avanti" il post di Silvestrone su Facebook. Cellino però, sempre sull'Unione, aveva precisato: "Ora si vende il Cagliari a chi ha voglia di metterci la faccia. Bisogna fare presto, perché c'è una stagione da programmare e uno stadio da mettere a norma". E proprio la fretta, con la scadenza del 20 giugno per la comunicazione alla Lega dello stadio dove la squadra giocherà il prossimo campionato. E proprio lo stadio, la conditio sine qua non dell'offerta a stelle e strisce, forse è stato l'ago della bilancia.
"Si giocherà di sicuro al Sant'Elia" ha detto nei giorni scorsi il sindaco Massimo Zedda. Forse non sarà il megastadio disegno dall'archistar Dan Meis. E anche se l'offerta dell'azienda di Macchiareddu – secondo le cifre che filtrano – è nettamente inferiore a quella degli americani (45 contro oltre 80). Se non altro il Cagliari non va in mani straniere. La telenovela adesso sembra proprio finita. |