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Mobilitazione, questa mattina, per un centinaio di lavoratori delle imprese d'appalto del polo industriale di Portovesme diretti dal Sulcis Iglesiente a Cagliari sino all'Assessorato regionale del Lavoro. Motivo della trasferta i ritardi nei pagamenti degli ammortizzatori sociali per i lavoratori in cassa integrazione e mobilità in deroga.

   "Chiediamo che l'assessore regionale del lavoro con la sua autorevolezza intervenga con il Governo nazionale – ha spiegato Manolo Mureddu, delegato Rsu Fsm Cisl delle imprese d'appalto del polo industriale – non possiamo più assistere a questi ritardi. Ci sono famiglie che non sanno più come fare per andare avanti". Per questo pomeriggio, intanto, prevista a Carbonia l'assemblea tra i sindaci e i sindacati per programmare e organizzare una manifestazione di protesta a Roma, davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo economico, in sostegno della vertenza dei lavoratori dell'Alcoa di Portovesme. Proprio a Portovesme, intanto, prosegue la protesta dei lavoratori dello smelter dell'alluminio, giunti al quindicesimo giorno di presidio in tenda davanti ai cancelli. La protesta, assicurano gli operai che quotidianamente ricevono solidarietà da semplici cittadini, commercianti, rappresentanti delle istituzioni e esponenti delle diverse forze politiche, prosegue a oltranza.

 Un centinaio di operai si sono ritrovati in presidio in piazza Giovanni XXIII con una
piccola coda che ha inscenato un corteo che si è spinto sino al vicino mercato comunale di San Benedetto.
 
 "Senza nessun sussidio le famiglie stanno perdendo l'auto e la casa – hanno spiegato i delegati di Cgil, Cisl e UIl del Sulcis – ma non solo, c'è anche chi sta ritirando i figli da
scuola perché non ha più possibilità di pagare neppure i libri o l'autobus".
   
Una delegazione sindacale è stata ricevuta dall'assessore del Lavoro, Virginia Mura. "Chiediamo conto di questi ritardi – hanno spiegato all'Ansa i sindacalisti – non è possibile che le famiglie debbano rimanere cinque mesi senza un euro e quando
arrivano i soldi questi rappresentano un'anticipazione del 50% per il 2013 con un massimo di 3.000 euro annuali a testa. Servono altri 65 milioni per coprire il fabbisogno dello scorso anno e servono risorse per il 2014. Inoltre questi lavoratori rischiano di ritrovarsi con un buco contributivo perché i sussidi non coprono quei versamenti".
 
 Nel frattempo su questa emergenza sociale si muove anche il sindacato nazionale. "E' una vergogna su cui si deve misurare tutta la politica impegnata solo nelle sceneggiate per le campagne elettorali e deve essere un impegno immediato per la giunta Piagliaru e per Governo Renzi attraverso il ministro Poletti – ha detto Marco Bentivogli, segretario nazionale Fim-Cisl – provate voi a vivere senza un soldo nell'attesa dei promesse politiche che nascono e muoiono durante una campagna elettorale come i soldi e i progetti del Piano Sulcis, la provincia più povera d'Italia, qui si vede il cambio di passo
altrimenti tutte chiacchiere". 

Una richiesta di incontro al Prefetto di Cagliari per rappresentare la situazione drammatica dei cassintegrati e lavoratori in mobilità ed una mobilitazione che potrebbe sfociare in una manifestazione regionale. E' quanto emerso al termine dell'incontro fra la delegazione di Cgil, Cisl e Uil e l'assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, nel giorno del presidio degli operai Sulcis davanti assessorato a Cagliari.

   "Non si tratta più di un problema di carattere sindacale ma di ordine pubblico – ha spiegato Rino Barca dei metalmeccanici del Sulcis – occorrono risposte celeri perché la situazione non è più sostenibile. La gente è disperata perché non si può vivere senza un soldo per cinque mesi".

   "Per una situazione straordinaria come questa occorre mettere in campo strumenti straordinari e non serve appellarsi all'ordinarietà – tuona Daniela Piras della Uilm – occorre trovare dei rimedi per non lasciar morire di fame le famiglie: ormai la crisi sociale non è più tollerabile".

Secondo Roberto Forresu della Cgil, "la rabbia dei lavoratori è arrivata ad un livello quasi impossibile da frenare a anche il cuscinetto rappresentato dai sindacati non regge più. Siamo di fronte ad una bomba ad orologeria che sta per esplodere e servono risposte in tempi rapidi".