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Lavoro incessante per gli investigatori che da ieri notte si occupano dell'efferato triplice omicidio di Tempio Pausania, padre, madre e figlio di 12 anni uccisi probabilmente a sprangate nella loro abitazione del capoluogo gallurese.

 Tra le piste più battute dagli  inquirenti quella dell'usura. Il capofamiglia ucciso, infatti, Giovanni Maria Azzena, venne arrestato negli anni scorsi insieme ad un ex assicuratore ed ad un imprenditore edile di origini campane per un vorticoso giro di strozzinaggio e altri reati finanziari.

Per Azzena, Osvaldo Premuselli e il napoletano Pietro Dati, la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio a conclusione di un'inchiesta su un giro di prestiti a tassi usurai che variavano dal 50 al 200%. Un gruppo ben organizzato, finito in carcere nel 2008, in seguito all'indagine di polizia e guardia di finanza, indagine scattata dopo le denunce di alcune vittime finite nelle maglie degli strozzini.

   Quella dell'usura tuttavia non è l'unica pista investigativa battuta per fare luce sulla strage familiare, ma al momento gli inquirenti non si sbilanciano. Dalle poche indiscrezioni che trapelano, sembra che qualcuno ieri sera abbia cercato di modificare la scena del delitto: troppo poco il sangue trovato intorno ai tre cadaveri, come se una mano misteriosa avesse cercato di eliminare le tracce del massacro. Non è ancora sicura nel frattempo la causa della morte: se i coniugi Azzena e il figlio Pietro siano morti soffocati a causa del filo elettrico trovato intorno al collo o per i colpi inferti alla testa da un oggetto contundente, probabilmente una spranga. Sarà l'autopsia a fare chiarezza, esame in programma tra oggi e domani.