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Addio a Carlo Cioglia. Classe 1948, cagliaritano, fotografo, elettricista, ma soprattutto storico contestatore e rivoluzionario, se n’è andato ieri notte, sofferente a causa di un male incurabile. Molto noto in città, è ricordato soprattutto per il coinvolgimento nei due episodi più importanti degli anni di piombo cagliaritani: la sassaiola contro la polizia il giorno della visita di Paolo VI a Sant’Elia e il sostegno ai brigatisti rossi Antonio Savasta e Emilia Libera dopo il conflitto a fuoco di piazza Matteotti.

Il primo episodio passerà alla storia come “la sassaiola contro il Papa”, anche se Montini le pietre nemmeno le vedrà. Accadde, era il 1970, che un gruppo di contestatori, tra i quali lo stesso Cioglia, approfittò della visita per un sit in di protesta contro le condizioni del rione. Dopo il passaggio del Pontefice scoppiarono tafferugli contro la polizia e volò qualche sasso. Ma ormai Paolo VI era al sicuro.

Il secondo è il conflitto a fuoco alla stazione. Era il pomeriggio del 15 febbraio del 1980 quanto i brigatisti Antonio Savasta e Emilia Libera, sbarcati nell’Isola per stringere i collegamenti col gruppo “Barbagia Rossa”, fermati per accertamenti, aprirono il fuoco contro alcuni poliziotti alla stazione ferroviaria che regirono. Spari ad altezza d’uomo che ferirono un poliziotto e la Libera. Colpite alcune auto in sosta ma, per fortuna, nonostante l’orario, nessuna passante rimase coinvolto.

Cioglia fu accusato di aver garantito copertura a Savasta e Libera nelle fasi successive alla sparatoria. E di aver trovato vari rifugi ai due brigatisti ricercati da centinaia di poliziotti in una città blindata: li accompagnò prima in un appartamento in via San Mauro, poi in viale Fra Ignazio, in un casotto al Poetto e poi in una villetta a Torre delle Stelle. Lo stesso Cioglia procurerà ai due brigatisti un camion per salpare da Porto Torres e lasciare l’Isola.

Ultimamente, teneva corsi di fotografia analogica e lavorava al Baracca Rossa, il locale dei suoi amici.