Alle elezioni Europee del 25 maggio la Sardegna deve poter esser rappresentata da un parlamentare eletto nell'Isola, con lo stesso meccanismo della legge del 1999 che regola la partecipazione dei partiti identitari nel Collegio unico derogando allo sbarramento del 4% come se ci fosse una quota di riserva per le minoranze linguistiche.
Questo dovrebbe, però, presupporre un'alleanza fra uno o più poli identitari regionali e i partiti nazionali: il partito regionale che ottiene più di 50 mila preferenze otterrebbe un seggio che verrebbe sottratto all'ultimo eletto del partito italiano. Lo chiede, con un ricorso presentato lo scorso 12 dicembre, l'Associazione per la tutela dei diritti dei sardi che ha avanzato un'alternativa alla separazione del Collegio unico Sicilia-Sardegna.
L'avvocato Roberta Campesi ha spiegato che è stata chiesta un'udienza a breve termine sull'interpretazione e applicazione della legge con il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia e la remissione alla Corte Costituzionale. La prima udienza è stata fissata per l'11 aprile.
"L'Italia ci considera figli di serie B – ha spiegato Flavio Cabitza, per l'Associazione – se non dovessimo vincere il ricorso finirebbe come se il Catania, che ha giocato questo sabato contro il Cagliari, giocasse sempre contro i pulcini Rossoblù. Dove la politica non riesce ad arrivare ci proviamo con il diritto. Basterebbero 50 mila voti perché un sardo potesse esser eletto nell'Europarlamento".
Secondo Paolo Zedda, consigliere regionale in pectore "non dobbiamo più continuare a pregare qualcuno, ma dobbiamo pretendere quello che ci spetta e non dobbiamo aspettare che lo faccia qualcun altro". Tra i firmatari del ricorso, oltre all'Associazione e al Consigliere dei Rossomori, anche il segretario nazionale del Psd'Az, Giovanni Colli, il coordinatore del Movimento Zona Franca Randaccio, Antioco Patta, il leader di Unidos, Mauro Pili, e quello del Quinto Moro, Andrea Prato.