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“Durante il governo Letta, Renzi è stato sempre molto rigoroso e incalzante sui comportamenti e il profilo dei ministri, chiedendo di volta in volta le dimissioni di molti suoi componenti, da Alfano alla Cancellieri alla De Girolamo. Credo che anche per questo il caso Gentile susciti stupore e sconcerto. Mi aspetto quindi che sul caso Gentile Renzi mostri quello stesso rigore che chiedeva al suo predecessore e che prenda al più presto una posizione netta chiedendone le dimissioni, senza buttare la palla in tribuna rimettendo la decisione ad Alfano. Il Capo del Governo è lui, e lui deve prendere posizione". Lo afferma Irene Tinagli di Sc. "E sinceramente – rileva – mi aspetto che faccia lo stesso sul caso Barracciu, perché al di là delle discettazioni su quale illecito sia più grave, entrambi i casi mi paiono imbarazzanti per il governo".

E dopo Ravenna anche la Regione Emilia-Romagna chiede "pari opportunità per tutte le città italiane in lizza" per la candidatura nazionale al titolo di Città europea della Cultura nel 2019: "il Governo non deve parteggiare per nessuna di esse", sottolinea l'assessore alla cultura Massimo Mezzetti.
"Ricordiamo a Francesca Barracciu – aggiunge Mezzetti – che le città candidate all'ambìto titolo sono sei: Ravenna, Perugia, Siena, Lecce, Matera, Cagliari. Mi associo alla richiesta del sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, rivolta al premier Renzi e al ministro Franceschini, volta a ottenere la garanzia di massima imparzialità da parte del Governo nel tutelare pari opportunità, nella gara per diventare Capitale europea, a tutte e sei le città in lizza".

 

 

In serata è intervenuto anche il primo cittadino senese. “Fa male leggere una dichiarazione attribuita al nuovo Sottosegretario del medesimo Ministero, Francesca Barracciu,  secondo la quale un proprio obiettivo è far vincere alla città Cagliari il titolo di Capitale Europea della Cultura nel 2019”, attacca il sindaco di Siena Bruno Valentini, “Sono certo dell’imparzialità dei componenti  della giuria europea che dovrà decidere nel prossimo autunno quale delle sei città italiane finaliste rappresenterà il nostro Paese.  Già in passato le interferenze dei governi, o comunque delle lobbies nazionali, non hanno avuto alcun effetto sulle scelte della commissione incaricata. La vera domanda non è quale città o quale territorio abbia più bisogno di vincere, ma in che misura il progetto predisposto serva di più all’Italia ed all’Europa  affinché si possa costruire un sistema dove la cultura non solo si distribuisca ma si produca, dove il patrimonio artistico e le attività culturali divengano motore di sviluppo, traghettando la tradizione e la storia del nostro Paese nel ventunesimo secolo.