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Il cinema sardo è di nuovo in rivolta. Questa mattina gli operatori del settore aderenti a Moviementu-Rete-Cinema-Sardegna hanno fatto sentire la loro voce con un sit-in davanti alla sede dell'Assessorato regionale della Cultura. Una delegazione ha chiesto di essere ricevuta dall'assessore Sergio Milia ma l'incontro, atteso da mesi, slitta alle 16:30 del pomeriggio.

Dopo sei mesi di proposte per il rilancio di un settore produttivo e culturale come quello del cinema e dell'audiovisivo, Moviementu, che rappresenta circa 160 tra aziende e operatori del settore, ha deciso per l'appuntamento oggi con Milia. Davanti ai cancelli questa mattina non c'erano cartelloni e slogan, solo una sedia da regista vuota sistemata davanti all'ingresso, un ciak abbandonato sopra e intorno una piccola folla di operatori del settore in movimento come le comparse di un film.

"Simboli di un cinema sardo che rischia di morire – ha affermato Marco Antonio Pani, regista sassarese – il bilancio di previsione per i prossimi tre anni ha azzerato lo stanziamento per la legge regionale sul cinema e senza politiche adeguate non ci potrà essere rilancio dell'industria cinematografica e audiovisiva nell'isola".

Secondo registi, attori e produttori, poi, la Film Commission, l'organo principe di rilancio del settore, è sottofinanziata, senza personale e strutture adeguate. "La Sardegna inoltre è l'unica regione italiana che non ha richiesto l'accesso ai fondi per la digitalizzazione delle sale", ha aggiunto Alessandro Murtas, presidente Anec. Moviementu fa un appello ai candidati alle prossime elezioni: sostenete la nostra battaglia. 

"Ponete fine al disinteresse verso un settore che può essere volano di sviluppo economico – ha concluso Pani – un settore che ha ottenuto riconoscimenti e consenso di critica e pubblico".

Il futuro del cinema sardo si scontra con le cifre a disposizione per i film. Modeste, secondo registi e attori. Gli operatori hanno spiegato, in un faccia a faccia questo pomeriggio con l'assessore alla Cultura Sergio Milia, che per lavorare bene si dovrebbe ragionare su finanziamenti annuali di 3,5 milioni di euro. E su programmi triennali.
 
 "Mentre ora – ha spiegato il regista Marco Antonio Pani, presidente dell'associazione Moviementu – nel complesso ci sono a disposizione 700 mila euro. Si tratta di somme che non consentono di lavorare come si faceva qualche anno fa, soprattutto sui lungometraggi".
   
Le speranze sono due, secondo quanto è emerso dall'incontro: l'approvazione della Finanziaria e i fondi europei. "Su questi ultimi, però, bisogna dire che riguarderanno un tema specifico come il risparmio energetico".
   
Il presente allora diventa emigrazione. "Ce ne siamo resi conto – conferma Pani – quando abbiamo organizzato quest'ultima mobilitazione: i soci sono 160, ma abbiamo scoperto che circa ottanta stanno lavorando fuori dalla Sardegna, in regioni come la Puglia o in città come Torino dove i finanziamenti ci sono. In Puglia con il cinema vivono cinquecento famiglie".
   
La prossima settimana è previsto un nuovo incontro per capire in che direzione sta andando la Finanziaria. Moviementu, però, chiede risposte urgenti.