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Il Governo dia alla Sardegna le risposte che attende da troppo tempo e non il transito delle armi chimiche siriane che, secondo quanto annunciato dai media e confermato da altre fonti riservate, potrebbero transitare nella nostra isola". Lo ha dichiarato il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, che nelle scorse settimane ha espresso il netto dissenso rispetto a tale passaggio nell'isola.

E' ufficialmente iniziata l'operazione di trasferimento delle armi chimiche siriane, che verranno distrutte nelle prossime settimane. La nave danese Ark Futura ha effettuato un primo carico di agenti tossici nel porto siriano di Latakia. Poi si è spostata al largo, in acque internazionali, dove attenderà, a distanza di sicurezza, di completare il carico in più fasi, come hanno spiegato fonti dell'Opac, l'organizzazione per il monitoraggio del bando sull'uso delle armi chimiche che coordina l'operazione. A quanto si apprende, ci potrebbero volere diversi giorni per completare la missione di carico, che coinvolge anche il cargo danese Taiko e una serie di navi da guerra, anche cinesi e russe.
 

Mistero su quale sarà la prima tappa dei due battelli: una parte delle armi chimiche dovrà infatti essere caricato a bordo della statunitense Cape Rey, dotata di moderni strumenti per distruggere gli agenti chimici del temibile arsenale di Damasco, che comprende sarin e iprite. L'Italia, come è noto, ha offerto un proprio porto per portare a termine l'operazione, che la Bbc ipotizza, con un grafico sul proprio sito web, possa avvenire nel Mediterraneo, nelle acque internazionali al largo della Libia. Tra i porti citati da indiscrezioni di stampa ci sono in particolare quello di Brindisi – dove però il Comune ha espresso la propria opposizione – o uno in Sardegna, dove il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, è tornato a esprimere il suo netto dissenso. Fonti europee, a margine del vertice di Bruxelles del dicembre scorso, hanno affermato che si tratterà di un porto "civile e non militare".
 

Altre 150 tonnellate di materiale chimico saranno invece smaltite in Gran Bretagna. Quello di oggi è "un primo passo", afferma l'Opac, che "incoraggia il governo siriano" a "mantenere lo slancio a rimuovere i restanti agenti chimici in modo sicuro e tempestivo perché possano essere distrutti il più presto possibile".
Felicitazioni anche dall'Onu, dove il segretario generale Ban Ki-moon "accoglie con favore i continui progressi nello sforzo internazionale per eliminare l'arsenale chimico siriano".
Il materiale chimico proviene da due siti siriani che non sono stati resi noti. Sono 12 nel complesso i depositi che dovranno essere svuotati. La Cape Ray distruggerà 700 tonnellate metriche di agenti chimici, con la sua pancia attrezzata per far fronte a eventuali fuoriuscite. La deadline fissata dall'Opac per questa prima fase dell'operazione è il 31 marzo, il 30 giugno per la distruzione di tutto l'arsenale di Damasco.

Il ministro Emma Bonino ha definito l'operazione di distruzione una delle "pochissime e la più grande mai effettuata", facendo appello a che non ci siano "polemiche strumentali: spero che tutte le forze politiche sappiano comportarsi con il rispetto e il decoro di un Paese che ha fortemente voluto la distruzione delle armi chimiche". 

"E' vergognoso – ha aggiunto Cappellacci – che ogni volta che c'è da gestire un 'carico scomodo' l'Esecutivo nazionale, forse incoraggiato in questo senso anche da qualche grigio burocrate, pensi sempre come prima scelta ad un'isola come la nostra, che è un gioiello da preservare. Non è certo questa l'attenzione che i sardi chiedono allo Stato centrale, dal quale ancora aspettiamo riscontri su questioni urgenti sulle quali più volte abbiamo chiesto che chi governa a Roma battesse un colpo. Non è da sottovalutare anche il danno di immagine che potrebbe derivare ad un'isola che sta lavorando per sviluppare le potenzialità nel settore turistico. La nostra terra deve essere rappresentata all'Estero come la terra dei centenari, delle eccellenze agroalimentari, di una qualità della vita che può attrarre un numero rilevante di visitatori. Non può essere mostrata agli occhi del mondo come la destinazione delle armi chimiche. Ribadiamo la necessità di rivedere una decisione illogica e scellerata".