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Ciak, si protesta. Con manifesti. E due spot, creati dall’associazione Moviementu, proiettati in tutte le sale cinematografiche sarde. Il mondo del cinema isolano promuove una campagna di sensibilizzazione presso gli spettatori lancia l’allarme: c’è grande preoccupazione su una situazione molto grave, a causa della quale un'intera categoria di lavoratori sta per vedersi togliere ogni possibilità di lavorare in Sardegna.

A partire dal 5 gennaio, il pubblico sardo potrà leggere, all'ingresso delle sale, un “Manifesto dei lavoratori del cinema in Sardegna” e assistere alla proiezione di due spot appositamente creati da Moviementu. Questo il nome dell’associazione che mette  insieme una buona parte dei professionisti del cinema in Sardegna: registi, produttori, sceneggiatori, attori, scenografi, costumisti, maestranze, rappresentanti dell'associazionismo cinematografico, esercenti.

Dopo diversi e prolungati tentativi di comunicare, senza risposta, con l'Assessore regionale alla cultura, Sergio Milia, e “dopo aver appreso che il nuovo bilancio di previsione della Regione Sardegna ha visto tagliare tutti i fondi destinati al cinema e alle industrie culturali in generale”, la settimana scorsa ha scritto direttamente al Presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci.

Nella lettera viene sottolineata la difficoltà in cui si muove il settore e si sollecita l'amministrazione regionale a provvedere al reintegro urgente dei fondi necessari per il funzionamento della legge regionale che sostiene la produzione, il lavoro e la cultura cinematografica, e della Sardegna Film Commission.

“Questi due strumenti infatti”, spiega il comunicato dell’associazione, “creerebbero, se debitamente finanziati, lo start up definitivo di un settore produttivo e creativo come quello del cinema e dell'audiovisivo. Un settore "green" capace di generare sul territorio un ritorno economico e d'immagine diffuso, grazie al coinvolgimento delle diverse realtà produttive, ricettive e commerciali in esso presenti. Un settore, quindi, teoricamente in linea con quanto dichiarato recentemente dal Presidente Cappellacci in una recente comunicazione ufficiale ""La Regione sta perfezionando un nuovo modello di sviluppo per garantire alla Sardegna prosperità e ricchezza; per tali motivi si lavora a un'economia sostenibile, fondata sulla green economy, sulla valorizzazione delle risorse identitarie e immateriali, il tutto con l'obiettivo di creare nuova occupazione e nuove opportunità per le future generazioni."

L’associazione denuncia inoltre che la Sardegna è, ad oggi, l'unica a non aver richiesto gli aiuti europei previsti per la digitalizzazione delle sale cinematografiche imposta dalle majors d'accordo con l'Unione Europea. “A causa di questa mancanza”, prosegue, “con ogni probabilità, chiuderà nei primi mesi dell'anno almeno un quarto delle nostre sale cinematografiche, incapaci di affrontare, da sole, l'ingente investimento necessario per sostituire tutti i proiettori con i nuovi e costosissimi proiettori digitali”.

Un'intera filiera lavorativa danneggiata, quindi, dalla produzione fino all'esibizione in sala,  (centinaia di posti di lavoro e notevoli ricadute dirette e indirette) e un danno grave anche per il pubblico e per i cittadini, che vedranno così ridursi notevolmente e progressivamente l'offerta cinematografica e la possibilità di vedere la propria terra rappresentata nei festival cinematografici in Italia e nel Mondo.